ProRata.ai: la startup che vuole rivoluzionare i compensi dell’AI

Una startup ha creato un algoritmo per scoprire tutti i dati usati per generare ogni output di un'AI, così da retribuire i proprietari.

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ProRata.ai: la startup che vuole rivoluzionare i compensi dell’AI

L’imprenditore tecnologico Bill Gross ha recentemente raccolto 25 milioni di dollari per la sua startup ProRata.ai. Con il suo team ha brevettato un algoritmo potenzialmente rivoluzionario, che può individuare con precisione l’origine dei dati degli output delle intelligenze artificiali (che siano scritti, immagini o materiale audio) per ricavarne in percentuale i ricavi esatti per i creatori originali di quei dati.

Si tratterebbe della concretizzazione dell’idea che esperti come Jaron Lanier propongono da diversi anni, sistemi di micro-pagamenti per tutti coloro che contribuiscono alla crescita del Web in tutte le sue forme.

Da inventore della pubblicità web a pioniere della retribuzione

Gross è un imprenditore del tech molto noto. A lui è attribuito il merito di aver inventato il modello di business della pubblicità basata sulle parole chiave a pagamento che oggi caratterizza Google e altri motori di ricerca. Mike Lang, dirigente di lunga data del settore dei media, sta affiancando lui e il suo team di 20 persone nel trovare alleanze per l’idea che stanno presentando.

Universal, Financial Times e gli altri partner

La startup ha già chiuso accordi con alcuni grandi gruppi tra cui il Financial Times, Axel Springer, The Atlantic, Fortune e Universal Music Group. A loro volta alcuni di questi gruppi hanno già stretto partnership (non esclusive) con OpenAI, Perplexity o altri grandi attori dell’intelligenza artificiale. “Ci auguriamo – ha affermato in una nota Nicholas Thompson, CEO di The Atlanticche questo approccio alle autorizzazioni, ai controlli sui contenuti, alla chiara attribuzione e al valore equo diventi la norma del settore“.

Sir Lucian Grainge, presidente e CEO di Universal Music Group, ha aggiunto che gli obiettivi di ProRata.ai “Sono in linea con la nostra visione di come questa tecnologia rivoluzionaria possa essere utilizzata in modo etico e positivo, premiando al contempo la creatività umana“.

Il chatbot senza nome più atteso di tutti

La tecnologia funzionerà attraverso un chatbot AI la cui progettazione è in fase iniziale (attualmente non ha nemmeno un nome). La startup sta lavorando per lanciarlo, in tempi record, questo autunno.

La distribuzione dei ricavi sarà resa possibile da un sistema di abbonamenti (metà delle rendite da questi saranno suddivisi tra tutti i partner) e l’ampliamento delle collaborazioni. L’obbiettivo di ProRata.ai è quello di stringere accordi con un’ampia gamma di proprietari di contenuti premium, tra cui editori, autori, etichette musicali, scrittori, artisti e altri.

Un’occasione per le aziende AI

Gross ritiene che questo tipo di sistema di attribuzione possa aprire la strada agli editori per richiedere un pagamento equo per il loro lavoro da qualsiasi azienda di intelligenza artificiale generativa come OpenAI o Anthropic. Inoltre, il suo obbiettivo è di concedere in licenza il modello linguistico di ProRata.ai direttamente alle aziende di AI. Attualmente queste non dispongono di tecnologie per attribuire profitti in base al contributo di uno specifico proprietario di contenuti, ma il loro approccio è considerato sempre più ambiguo e sospetto dall’opinione pubblica e dagli enti ufficiali. Prima o poi dovranno distaccarsi da quello che sembra un modello di ‘furto legalizzato’.

Gross è ottimista sul fatto che le grandi aziende di intelligenza artificiale vorranno acquistare in licenza il modello di ProRata, invece di creare dei modelli competitivi. Descrive il futuro della sua startup un po’ come una sorta di circuito riconosciuto che potrà entrare in più realtà, simile a quello delle carte di credito.


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