Microsoft vieta a Israele l’accesso alle tecnologie usate per spionaggio e sorveglianza

Le unità militari israeliane usavano Azure per archiviare le registrazioni di telefonate palestinesi

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Microsoft vieta a Israele l’accesso alle tecnologie usate per spionaggio e sorveglianza

Dopo le denunce della stampa e le proteste di alcuni suoi dipendenti, in alcuni casi costate anche un licenziamento, Microsoft ha dichiarato di aver disattivato alcuni dei suoi servizi dati in dotazione all’intelligence militare israeliana. Servizi con cui viene condotta un’operazione di sorveglianza della popolazione palestinese.

Secondo un’indagine di agosto condotta dal Guardian in collaborazione con la rivista israelo-palestinese +972 Magazine e con il quotidiano in lingua ebraica Local Call, un’unità militare israeliana, la 8200, utilizzava regolarmente il software Azure di Microsoft per archiviare registrazioni di telefonate effettuate da palestinesi residenti in Cisgiordania e a Gaza. In quell’occasione l’azienda aveva promesso l’avvio di un’indagine privata per verificare i contenuti dell’inchiesta. La conclusione preliminare ha portato ora la società ad ammettere che esistono prove a supporto della tesi giornalistica.

Negli ultimi mesi Microsoft è finita al centro dell’attenzione perché accusata di complicità con il governo e l’esercito israeliano. Oltre alle proteste dei suoi dipendenti, l’azienda ha dovuto affrontare diverse denunce pubbliche da parte di quei gruppi che difendono i diritti della popolazione civile palestinese. L’offensiva israeliana su Gaza, in corso da quasi due anni, ha causato più di 60.000 morti, fra cui quasi 20.000 bambini, e viene definita dall’ONU e da diversi esperti di diritti umani come parte di un piano di genocidio del popolo palestinese.

Secondo Imraan Siddiqi, direttore esecutivo della sezione statale di Washington del Council on American Islamic Relations (CAIR), il passo indietro di Microsoft è “positivo” e rappresenta un primo risultato per “quei coraggiosi lavoratori del settore tecnologico che si sono fatti avanti e hanno protestato”. In concomitanza della pubblicazione dell’indagine, l’esercito israeliano si era giustificato affermando che le sue attività avvenivano secondo “accordi sottoposti a supervisione legale” e che Microsoft non collaborava al processo di archiviazione dei dati.

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