«Oggi si apre davanti a noi una nuova frontiera della scoperta scientifica, definita da tecnologie trasformative come l’intelligenza artificiale. Le innovazioni in questi settori hanno il potenziale di ridefinire gli equilibri globali di potere, dare vita a industrie completamente nuove e rivoluzionare il nostro modo di vivere e lavorare. Mentre i nostri concorrenti globali si affrettano a sfruttare queste tecnologie, è una necessità imperativa per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti raggiungere e mantenere una supremazia tecnologica globale indiscussa e incontrastata. Per proteggere il nostro futuro, dobbiamo liberare tutto il potenziale dell’innovazione americana». Le parole di Donald Trump suonano trionfalmente a definire un nuovo standard (commercialmente aggressivo) dell’AI americana.
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha presentato oggi un nuovo piano d’azione nazionale per l’AI, accompagnato da tre nuovi ordini esecutivi. Attraverso l’iniziativa, Trump intende trasformare gli USA in una “AI export powerhouse” per combattere quella che ha definito “woke Marxist lunacy” nei sistemi di intelligenza artificiale.
Vietata la “woke AI” nel governo federale
Il primo ordine, intitolato Preventing Woke AI in the Federal Government, stabilisce dunque che le AI acquistate o sviluppate dal governo non devono includere output politici legati alla DEI (diversità, equità, inclusione), definita nel documento una delle ideologie “più pervasive e distruttive“. Secondo l’ordine, i modelli dovranno “perseguire la verità, l’accuratezza storica, l’indagine scientifica e la neutralità ideologica”. Nulla di particolarmente nuovo: l’approccio è tipico dell’amministrazione Trump e riprende direttamente anche la visione dell’ex braccio destro Elon Musk.
Deregolamentazione e accelerazione dei data center
Un secondo ordine mira a semplificare le autorizzazioni per la costruzione di data center, alleggerendo gli oneri ambientali e di diversità imposti da precedenti amministrazioni. L’obiettivo è stimolare la rapida espansione delle infrastrutture AI, attraverso prestiti, sovvenzioni e incentivi fiscali. Lo sblocco energetico nazionale è un passaggio fondamentale per questo obiettivo. L’amministrazione incentiva gas, carbone, nucleare, geotermia e fusione nucleare per sostenere il fabbisogno enorme richiesto dalle operazioni AI.
Trump non rilascerà inoltre nessun finanziamento a Stati che impongano regole più restrittive di quelle emanate dal governo federale.
Potenziare le esportazioni di tecnologia AI
Come già annunciato nel corso degli ultimi giorni, l’Amministrazione Trump intende anche favorire e potenziare l’export della tecnologia AI americana. Il terzo ordine prevede infatti la creazione di un programma del Dipartimento del Commercio per favorire la commercializzazione globale di “pacchetti AI completi”, che includono hardware, software e soluzioni di cybersicurezza per mercati strategici come sanità, agricoltura e trasporti.
Di fatto l’ordine “auto-ufficializza” la trasformazione dell’America in una potenza tecnologica globale.
Entro 90 giorni sarà emanato un programma export strutturato affidato al segretario di Stato Marco Rubio. Ovviamente non manca un occhio costantemente rivolto verso la Cina. I progressi di Pechino saranno scandagliati minuziosamente e per impedire al Paese di colmare il gap tecnologico verranno intensificati ancora di più i controlli mirati sull’export di subcomponenti strategici come chip e semiconduttori.
Le reazioni
Trump ha dichiarato che le AI basate “su valori americani” dovranno gareggiare sul piano internazionale. Ha inoltre suggerito di cambiare l’espressione “intelligenza artificiale” in “intelligenza geniale“.
Il tutto si inserisce così in una più ampia strategia di “tech patriotism” che va di pari passo con l’intento di bloccare le regolamentazioni locali ritenute restrittive e di creare un unico quadro federale snello. Molti leader del settore hanno accolto favorevolmente la svolta deregolamentatrice, lodando la mancanza di ostacoli normativi e la spinta alla competitività nei confronti della Cina.
Gli oppositori stanno già esprimendo preoccupazione per l’assenza di temi cruciali come trasparenza, tutela della privacy, equity, disinformazione e impatto ambientale. Ma il percorso tracciato da Trump va verso un allontanamento sempre più netto dalla cautela che caratterizza l’Europa.
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