Un anno fa, il 30 novembre 2022, Open AI lanciava ChatGPT. L’uscita del chatbot perfettamente in grado di imitare un’interazione linguistica umana ha creato una reazione mai vista prima: nei primi cinque giorni dalla sua presentazione era già stato provato da un milione di utenti.
L’impatto del modello ha fatto scoprire al mondo l’intelligenza artificiale generativa e ha creato a tappeto un effetto deflagrante in ogni settore dell’economia, del costume, della socialità e della politica.
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OpenAI prima di ChatGPT
Alla sua nascita OpenAI era poco più che un laboratorio sperimentale di ricerca. Negli anni, anche cambiando gradualmente la sua natura, questo agglomerato di personalità visionarie è riuscito a diventare il motore propulsore di un vero e proprio nuovo movimento tech di matrice americana, quello della tecnologia generativa. Non è un caso che alcuni degli attuali più importanti nomi del mondo AI (si pensi ai fratelli Amodei o a Elon Musk) abbiano gravitato attorno alla società.
Ma come è arrivata OpenAI, azienda di cui quest’anno abbiamo imparato a conoscere anche le tensioni interne, a creare la più grande rivoluzione tecnologica del lancio degli smartphone o della diffusione del web? Ripercorriamo le tappe più importanti di questo viaggio… partendo dall’inizio.
I primi sette anni di OpenAI
- Luglio 2015 – Durante una cena a Menlo Park un gruppo composto da Sam Altman, Greg Brockman, Reid Hoffman, Jessica Livingston, Peter Thiel ed Elon Musk decide di fondare un’organizzazione no-profit dedicata al progresso nel campo dell’intelligenza artificiale per il miglioramento dell’umanità.
- Giugno 2016 – Dopo mesi di ricerca in robotica, deep learning, reti neurali e elaborazione del linguaggio naturale, OpenAI pubblica un articolo che introduce il concetto di modelli generativi.
- Maggio 2017 – OpenAI rilascia Roboschool, un software che facilita la simulazione dei robot.
- Febbraio 2018 – Elon Musk lascia la società ma rimane come donatore e consigliere.
- Giugno 2018 – OpenAI pubblica un paper in cui annuncia di aver ottenuto risultati significativi in diverse attività linguistiche tramite un sistema indipendente dalle attività, che utilizza una combinazione non supervisionata: è nato il primo GPT.
- Febbraio 2019 – OpenAI pubblica un post sul blog in cui preannuncia il rilascio di GPT-2, un modello linguistico non supervisionato su larga scala con 1,5 miliardi di parametri, che può generare paragrafi di testo coerenti di qualità senza precedenti.
- Marzo 2019 – OpenAI crea OpenAI LP, divisione a scopo di lucro della società. Sam Altman ne diviene CEO.
- Maggio 2019 – Esce una versione limitata del sistema di generazione del linguaggio GPT-2.
- Luglio 2019 – OpenAI annuncia una partnership esclusiva con Microsoft, che investe un miliardo di dollari nell’azienda di Altman.
- Novembre 2019 – OpenAI rilascia la versione più potente di GPT-2.
- Maggio 2020 – Viene rilasciato il modello di linguaggio naturale GPT-3, che diventa subito pietra miliare dei modelli linguistici.
- Settembre 2021 – OpenAI sviluppa un modello di intelligenza artificiale in grado di riassumere libri di qualsiasi lunghezza. Il modello, una versione ottimizzata di GPT-3, utilizza una tecnica chiamata “scomposizione ricorsiva delle attività“.
- Agosto 2022 – OpenAI pubblica un post sul blog in cui spiega il suo approccio alla ricerca sull’allineamento con l’obiettivo di allineare l’intelligenza generale artificiale (AGI) ai valori e alle intenzioni umane.
2022-2023: l’anno della rivoluzione
Nel corso del 2022 OpenAI si concentra sullo sviluppo del chatbot progettato a partire da GPT-3. L’uscita di DALL-E, programma di generazione di immagini a partire da input di testo, riscuote un grande successo nel corso dell’anno. Ma è ancora niente rispetto a quello che sta per succedere.
- Novembre 2022 – OpenAI lancia il modello conversazionale ChatGPT. In cinque giorni è provato da un milione di persone.
- Gennaio 2023 – A meno di due mesi dal suo lancio, ChatGPT diventa ufficialmente l’applicazione software consumer con la crescita più rapida nella storia: con oltre 100 milioni di utenti, OpenAI è valutata fino a 29 miliardi di dollari.
- Febbraio 2023 – OpenAI pubblica un blog in cui discute dei potenziali vantaggi e rischi delle intelligenze generale artificiali (AGI), AI teoricamente più intelligenti degli esseri umani.
- Marzo 2023 – OpenAI lancia GPT-4, modello avanzato in grado di comprendere sia testo che immagini. Il Garante della Privacy blocca ChatGPT in Italia per circa un mese.
- Aprile 2023 – OpenAI annuncia il programma Bug Bounty, volto a migliorare la sicurezza e la protezione dei propri sistemi di intelligenza artificiale.
- Maggio 2023 – Sam Altman testimonia in un’audizione della sottocommissione del Senato ed esprime la necessità di regolamentare la tecnologia dell’intelligenza artificiale.
- Giugno 2023 – OpenAI e Google DeepMind si impegnano a condividere i loro modelli AI con il governo del Regno Unito per scopi di ricerca e sicurezza. Arrivano le prime controversie legali; un’emittente radiofonica di nome Mark Walters intenta una causa per diffamazione contro OpenAI dopo che ChatGPT la accusa di appropriazione indebita. OpenAI affronta anche una proposta di azione legale collettiva in merito al copyright delle opere letterarie.
- Luglio 2023 – OpenAI collabora con l’Associated Press in un accordo biennale per l’addestramento di modelli algoritmici. La collaborazione segna una delle prime partnership di condivisione di notizie tra un’importante testata giornalistica e un’azienda di intelligenza artificiale.
- Agosto 2023 – Il New York Times blocca il web crawler di OpenAI, GPTBot, impedendo all’azienda di utilizzare i suoi contenuti per addestrare modelli di intelligenza artificiale. Il giornale prende in considerazione un’azione legale.
- Settembre 2023 – L’azienda integra nell’app nuove funzionalità per gli utenti plus e ChatGPT diventa multimodale, per la prima volta ‘vede’ e ‘parla’.
- Novembre 2023 – OpenAI lancia GPTs, versioni personalizzate di modelli linguistici addestrabili a piacimento dagli utenti. A metà mese Altman è a sorpresa licenziato dal ruolo di CEO; seguono cinque giorni di profonda confusione in seguito ai quali è reintegrato e il CDA riformato. Il giorno seguente la versione vocale di ChatGpt è resa disponibile a tutti gli utenti.

La risposta del mercato
“Abbiamo addestrato un modello chiamato ChatGPT che interagisce in modo conversazionale. Il formato del dialogo consente a ChatGPT di rispondere a domande di follow-up, ammettere i propri errori, contestare premesse errate e rifiutare richieste inappropriate”.
Con queste parole un anno fa OpenAI presentava la sua ‘creatura‘ basata sulla terza versione di GPT.
A partire da quell’annuncio, qualsiasi gruppo professionale e sociale del mondo ha dovuto iniziare a riflettere sugli effetti della tecnologia AI nel proprio campo, dibattendo sulle opportunità e sui rischi. In un anno sono nate migliaia di aziende dedicate ad applicazioni dell’AI in qualunque categoria lavorativa e non. I timori legati agli stravolgimenti economici che la tecnologia porterà nei prossimi anni sono ancora fortissimi.
In pochi mesi dalla sua uscita, ChatGPT ha incendiato l’immaginario delle persone, talvolta generando timori. Il suo utilizzo, al contempo affascinante e spaventoso, ha allontanato il velo di disillusione lasciato dalla pandemia, dalla guerra russo-ucraina e dalla crisi economica, promettendo un futuro nuovo, sconosciuto nel bene e nel male. Probabilmente i motivi del suo successo sono da ricondurre proprio alla implicita promessa di un domani imprevedibile.
La scossa sul mercato è stata consequenziale: se il modello non avesse impressionato così fortemente l’opinione pubblica, forse gli investimenti per la corsa all’oro dell’AI sarebbero stati più cauti. Invece il successo del chatbot di OpenAI ha stimolati gli sforzi finanziari dei competitor e degli investitori.
Diverse grandi aziende tech del mondo avevano in cantiere progetti relativi all’AI generativa già da diversi anni ma a partire dal novembre 2022 la parola d’ordine è stata accelerare.
In risposta a ChatGPT sono rapidamente arrivati altri chatbot. Google ha presentato al mondo il suo Bard, Anthropic ha lanciato il suo Claude, Musk ha lanciato Grok per gli utenti di X/Twitter, Meta il suo modello linguistico open LLama. Amazon e Apple hanno annunciato integrazioni generative in Alexa e Siri che arriveranno a brevissimo (proprio ieri Amazon ha aggiunto all’affollato campionario un nuovo chatbot di nome Q). Microsoft ha strutturato il suo Copilot, per le aziende, interamente intorno all’AI.
Le big tech hanno applicato l’AI generativa anche agli altri loro modelli di business; un esempio è il gruppo Meta che ha innovato i suoi algoritmi pubblicitari rendendo la personalizzazione delle pubblicità sui social più mirata e precisa, crescendo in borsa e creando ricavi importanti.
Mondo nuovo, regole nuove
Oltre alle innovazioni presentate delle aziende più note, per privati e aziende, sono nate migliaia di proposte da aziende minori o startup. Non passa settimana senza che rimbalzino nuove notizie che testimoniano la crescita della tecnologia e la sua applicazione.
Incredibile è poi l’impatto dell’intelligenza artificiale generativa sulle attività scientifiche. Le possibilità di incroci, analisi e rielaborazione dei dati offerte dall’AI promettono la più grande accelerata nello sviluppo della scienza che il mondo abbia visto.
La crescita smisurata dell’AI ha comportato un improvviso invecchiamento di molte impalcature normative e con urgenza si è reso necessario un aggiornamento se non una creazione effettiva di nuovi paradigmi legali. Il mondo della politica si è fatto coinvolgere dall’ascesa di ChatGPT. Il recente AI Safety Summit voluto dal primo ministro britannico Rishi Sunak ha richiamato rappresentanti da svariate nazioni del mondo e ha segnato un momento di importante condivisione internazionale sul tema. Nel 2024 è atteso l’AI Act dall’Unione Europea, USA e Cina si stanno muovendo per redigere le proprie regolamentazioni.
Non è esagerato dire che le possibilità offerte dall’intelligenza artificiale possono tradursi in un grande rischio per la tenuta della democrazia. Mentre le istituzioni cercano di orientarsi per padroneggiare questa trasformazione epocale e regolamentarla, volti come Sam Altman, Elon Musk o Sundar Pichai sono sempre più coinvolti nel ruolo di consulenti. Il rischio che queste personalità si facciano veicoli (consci o meno) di ingerenze o manipolazioni per favorire gli obbiettivi commerciali delle proprie compagnie a scapito del bene comune è alto.
Dove siamo diretti?
Il mese del primo anniversario del suo prodotto principale è stato uno dei più difficili nella storia di OpenAI. L’azienda ha dovuto gestire una guerra di potere e di fiducia interna sotto i riflettori mondiali, che ha prima portato alla destituzione di Sam Altman dal ruolo di CEO e poi alla sua reintegrazione con tutti gli onori. Proprio durante la giornata di oggi (non a caso) la società ha presentato il nuovo consiglio di amministrazione.
Subito prima della saga-Altman, durata cinque giorni, l’azienda ha introdotto una nuova innovazione rivoluzionaria: l’AI personalizzabile, accessibile da chiunque e addestrabile senza competenze tecniche.
Con ogni probabilità è così che si concretizzerà l’adozione quotidiana dell’intelligenza artificiale tra gli utenti nei prossimi anni. Già a pochi mesi dalla sua diffusione su larga scala, l’AI non è più uno strumento. Ѐ più una forma di processo, applicabile a qualsiasi cosa senza alcun limite se non il pensiero umano. Ogni sistema operativo sarà riprogettato in funzione dell’AI; OpenAI sta lavorando, si dice, al primo smartphone interamente AI; le compagnie automobilistiche progettano macchine che si interfacceranno con gli utenti tramite AI. Ancora prima del compimento effettivo dell’Internet delle cose (quella visione che prevede che il web sarà parte degli oggetti) si arriverà al suo superamento: la relazione con le cose.
Integrata negli strumenti della vita di tutti i giorni l’AI va nella direzione di diventare, ad appena un anno dalla sua diffusione, ‘personal‘. Con sempre più facilità, chiunque potrà educare e addestrare modelli a proprio uso e consumo. L’intelligenza artificiale rappresenterà dunque la possibilità di creare ‘estensioni’ virtuali degli utenti.
Come questo andrà a modificare il rapporto delle persone con la propria identità e con quella degli altri è la vera incognita alla quale nessuno, nemmeno Sam Altman, sa rispondere.