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Se la cavalcata delle istituzioni europee è polverizzata da una mela | Weekly AI #97

Weekly AI news è la rassegna stampa settimanale curata dai nostri editor sui temi più rilevanti legati all’intelligenza artificiale

L’ultima settimana si potrebbe riassumere come il tentativo di rimonta delle istituzioni politiche sulle big tech. L’UE approva definitivamente l’AI Act, prima legge al mondo a regolare l’intelligenza artificiale. Le aziende europee dovranno prendere le misure ma per la sua completa entrata in vigore ci vorranno almeno due anni. Tempi che lasciano perplessi considerata l’epoca in cui ci troviamo. Paradossalmente anche l’UE sembra saperlo, visto che subito dopo l’approvazione dell’AI Act richiede a tutti i social network di mettere sul tavolo tutte le iniziative concrete contro le fake news. Google e la sua Gemini la precedono di qualche giorno: il chatbot, già munito di apposito filtro, non risponderà alle domande elettorali per tutto l’anno.

Intanto anche dall’Italia giungono segnali di attività, con il garante della Privacy che torna a bacchettare OpenAI chiedendo chiarimenti sull’uso dei dati di Sora. E soprattutto con il governo Meloni che annuncia un miliardo di euro stanziati per l’AI, mossa che non casualmente precede il G7 di Trento di questo fine settimana, incentrato proprio sulla tecnologia generativa.

Sforzi europei a parte, le statistiche sono implacabili: gli USA investono in AI 50 volte più dell’Europa. E visto che da ogni potere derivano grandi responsabilità il Governo americano commissiona un rapporto sui rischi apocalittici vari ed eventuali dell’AI: le conclusioni sono un po’ inquietanti.

Ma nessuno sembra curarsene: Anthropic spinge sulla velocità e presenta la nuova Claude 3 Haiku, Microsoft e Cisco annunciano il mega progetto di un super cavo sottomarino che unirà Boston a Bordeaux e rivoluzionerà il cloud mondiale e nel frattempo si fa un gran parlare di open-source. Musk annuncia che la sua Grok diventerà tale e anche Mistral rassicura tutti promettendo che il finanziamento di Microsoft non intaccherà l’impostazione open delle sue applicazioni. Ironico però che il report apocalittico del governo USA citi tra i possibili rischi di armageddon globale proprio la diffusione delle AI open-source.

L’editoria continua ad issare le barricate in previsione di uno scenario lavorativo ancora più precario. Dagli USA arriva la curiosa storia del vecchio portale giornalistico Washington Independent, con articoli risalenti a 15 anni fa tornati dalle profondità del deep web ma attribuiti da algoritmi a inesistenti fake. Mentre avanza un neo giornalismo cyber-Frankenstein, IBM taglia migliaia di posti di lavoro in comunicazione, a reiterare il concetto che un’era è al tramonto. E anche l’americana Cognition AI ci mette del suo presentando Devin, applicazione che è in tutto e per tutto un ingegnere di software digitale. L’azienda assicura che non porterà via posti di lavoro, ma non c’è da fidarsi granché. D’altronde Jensen Huang lo aveva consigliato due settimane fa a giovani: meglio lasciar perdere gli studi in programmazione. Dal mondo del lavoro arrivano non solo promesse di disoccupazione. La piccola startup tedesca Interloom propone un’AI innovativa per snellire processi produttivi aziendali, qualcosa che più che ridurre il lavoro promette di migliorarlo.

Mentre il mondo si barcamena tra regolamenti a tentoni e scenari catastrofici, la presentazione del nuovo automa di Figure con il cervello di OpenAI somiglia all’arrivo delle caravelle portoghesi nelle Americhe. Un robot che risponde, interagisce e agisce nello spazio. Nel video porge una mela con un’umanità inedita e guardandolo la mente non può che andare all’attesa di due anni per l’entrata in vigore dell’AI Act. Forse nel frattempo ai burocrati europei converrà scriverne direttamente uno nuovo. O forse, ora di quel momento, lo faranno direttamente i robot.


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