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Putin: “Un’intelligenza artificiale russa per contrastare l’Occidente”

Che l’intelligenza artificiale muova interessi geopolitici sempre maggiori a livello internazionale è oramai chiaro e a conferma di questa direzione spiccano le recenti parole di Vladimir Putin.

Il presidente russo ha definito “pericoloso e inaccettabile il dominio monopolistico” dei sistemi tecnologici AI occidentali. È evidente che la preoccupazione russa è rivolta soprattutto al predominio tecnologico statunitense, la cui rapidità impressiona perfino gli osservatori europei.

Contro il predominio tech dell’Occidente

Il capo di Stato, come riportato dall’agenzia di stampa statale russa Tass, ha dichiarato che “il mondo tecnologico del futuro deve essere multipolare”, un modo diplomatico per lasciare intendere che la Russia intende partecipare al braccio di ferro per il controllo dell’AI.

E non solo: le sue parole fanno intuire che sono già in atto azioni per creare intelligenze artificiali ad uso esclusivo russo. “È imperativo utilizzare soluzioni russe nel campo della creazione di sistemi di intelligenza artificiale – ha detto – affidabili e trasparenti che siano sicure anche per l’uomo“. Il Presidente ha specificato durante una conferenza pubbliche che le questioni etiche andranno ricondotte nella cornice del tradizionalismo russo.

Putin è consapevole che la nuova tecnologia, pur difficile da monitorare all’interno di una struttura sociale rigida, non può essere vietata. “Se la vietiamo, si svilupperà da qualche altra parte e resteremo indietro“.

Il ritardo russo

La Russia è nota per le ampie capacità di influenze e ingerenze digitali globali e per l’utilizzo di battaglioni più o meno segreti di hacker. Ma nell’ambito strettamente AI il paese è notevolmente indietro e il suo sviluppo è stato molto ritardato anche dalla guerra in Ucraina.

Da un lato il conflitto ha obbligato la Russia a investire soltanto nel sostegno bellico tralasciando il resto, da un altro ha imposto al paese severissime sanzioni che impediscono scambi commerciali diretti con molti paesi.

Non è un mistero che, nella necessità di chip e processori per attività di guerra (armi, droni e simili), la Russia riesca ad aggirare almeno parzialmente il blocco comprando semiconduttori e circuiti integrati americani dalla Cina attraverso la creazione di società fittizie: mai come in questo caso l’espressione ‘scatole cinesi’ risulta appropriata.

Se il sistema può permettere la fornitura di chip bellici, altrettanto non può fare per quelli, ben più costosi e monitorati, dedicati all’intelligenza artificiale. La ‘guerra’ per il controllo dei costosissimi super-chip AI di aziende come NVIDIA è impietosa perfino in occidente; facile comprendere l’impossibilità di reperire tecnologia simile in un paese attualmente bandito da ogni congresso internazionale.

Autarchia tecnologica

Putin ha dunque presentato un progetto (per ora solo abbozzato, per quello che possiamo osservare) per assicurare al paese uno sviluppo dell’intelligenza artificiale del tutto indipendente dagli altri paesi.

Per risolvere il problema dei processori, la Russia non attenderà che si risolvano le tensioni internazionali ma punterà sulla produzione in proprio.

Indiscrezioni a riguardo erano già state divulgate nell’ottobre 2023 dal media russo Cnews, che aveva parlato di investimenti pari a 32,9 miliardi di dollari per sviluppare nuove tecnologie, produrre microchip, costruire data center e formare il personale necessario (di cui il paese è a corto: molti scienziati hanno lasciato la Russia allo scoppio della guerra).

Nel contesto internazionale, la Russia rimane notevolmente indietro nello sviluppo dei microprocessori e non è chiaro come possa recuperare il terreno perduto in questi anni tanto da competere con gli attuali leader del settore generativo. Secondo il piano diffuso da Cnews il paese avrebbe il programma un’accelerata che dovrebbe portarla alla produzione di chip a 90 nanometri entro il 2023, a 65 entro il 2026 e a 14 entro il 2030. Ma il paragone con il resto del mondo parla da sé: nel grosso della filiera tecnologica sono già adottati i ben più performanti chip a 3 nanometri e stanno per arrivare quelli a 2.

Nonostante evidenti mancanze strutturali, non è detto che la Russia non possa giungere ad un’AI sufficientemente efficace da evitare che quelle occidentali possano minacciarla. Putin, che mira anche alla valorizzazione delle eccellenze universitarie, per il suo progetto ha due preziosi alleati interni che avranno un ruolo di primo piano: Sberbank, principale banca russa e Yandex, il motore di ricerca del Cremlino.

Una svolta che accelererà i regolamenti?

Fino ad ora avevamo osservato il mondo occidentale, guidato dagli USA, pronto a fronteggiare soprattutto le ambizioni tecnologiche del colosso cinese.

Con le dichiarazioni di Putin entra un nuovo attore fino ad ora relativamente defilato nella sfida generativa. Ѐ importante sottolineare che la Russia, per ovvi motivi di isolamento, non ha sottoscritto la dichiarazione di Bletchley di novembre e non ha preso parte all’AI Safety Summer (presumibilmente perché non invitata). Forse l’interesse di Putin per l’intelligenza artificiale condurrà ad un’accelerata legislativa europea e americana per rafforzare un fronte comune?


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