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L’AI “lombrosiana” che prevede l’orientamento politico a partire dal volto

4 minuti

Edoardo Frasso 23 Aprile 2024
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In un esperimento universitario l’intelligenza artificiale è stata usata come strumento per prevedere l’orientamento politico delle persone sulla base delle caratteristiche dei loro volti inespressivi. Le conclusioni hanno dell’incredibile e testimoniano le capacità di analisi dati delle AI, che vanno anche ben oltre il limite di quello che possiamo considerare logico.

L’impronta digitale numerica del volto

Lo studio, a opera di un trio di scienziati provenienti da varie università, (Michal Kosinski, Poruz Khambatta, Yilun Wang) e pubblicato dalla rivista American Psychologist, afferma che la capacità di un algoritmo di indovinare con precisione le opinioni politiche a partire da microelementi dei volti è “alla pari di come i colloqui di lavoro prevedono il successo lavorativo“.

Per cominciare i 591 partecipanti hanno tutti compilato un questionario sull’orientamento politico. In seguito l’intelligenza artificiale ha raccolto la cosiddetta “impronta digitale numerica dei loro volti“. Per ottenerla, in laboratorio sono state scattate immagini facciali dei partecipanti, attentamente standardizzate in modo il più possibile asettico: stessa espressione facciale, stesso orientamento della testa, maglietta nera e segni di riconoscimento ridotti al minimo.

Verso l’accuratezza predittiva

In questo assetto sono stati “presentati” a valutatori umani e a un algoritmo di riconoscimento facciale. Sia gli esseri umani che l’algoritmo potevano prevedere punteggi su una scala di orientamento politico. L’accuratezza predittiva dell’algoritmo era ancora più elevata quando incrociava le informazioni sull’età, il sesso e l’etnia dei partecipanti.

L’algoritmo di riconoscimento facciale VGGFace2, addestrato su migliaia di immagini di politici di Stati Uniti, Regno Unito e Canada ha quindi esaminato le immagini per determinare “i descrittori del volto, o vettori numerici“.

Sei conservatore se…

La prevedibilità dell’orientamento politico da immagini standardizzate si è rilevata statisticamente possibile.

Utilizziamo una regressione lineare riporta lo studio per mappare i descrittori dei volti su una scala di orientamento politico e quindi utilizziamo questa mappatura per prevederlo in un volto mai visto prima“.

L’analisi delle caratteristiche ha rivelato incredibilmente che i conservatori tendevano ad avere la parte inferiore del viso più grande. In un inquietante rimando al passato lo studio somiglia ad una sorta di applicazione algoritmica di qualcosa di simile alla fisiognomica se non addirittura alla frenologia, (ottocentesca dottrina pseudoscientifica resa famosa da Cesare Lombroso) che prevedevano di individuare qualità caratteriali o psichiche a partire da caratteristiche fisiche. La comunità scientifica ha rigettato in toto teorie simili già alla fine dell’ottocento, ma nell’ultimo secolo sono occasionalmente riapparse per giustificare alcune tra le più aberranti teorie della razza, su tutte quelle naziste.

Un monito sui rischi dei dati biometrici

Lo studio non intende ovviamente rilanciare teorie antiscientifiche. Ѐ invece l’ennesima prova dell’enorme potere dell’AI. Le intelligenze artificiali sono strumenti che mettono in comparazione elementi che noi soli non saremmo in grado di vedere o di estrapolare, componendo risultati che con la nostra osservazione ci sarebbe impossibile individuare. Il team ha definito lo studio “un avvertimento” realizzato soprattutto per gettare una luce sui rischi di uso dei dati biometrici delle persone.

Le persone non si rendono conto di quanto espongono semplicemente pubblicando una foto – ha dichiarato a Fox News Kosinski, professore associato di comportamento organizzativo presso all’Università di Stanfordgli algoritmi possono essere applicati molto facilmente a milioni di persone in modo rapido ed economico. Anche stime approssimative dei tratti caratteriali delle persone possono migliorare significativamente l’efficienza delle campagne di persuasione di massa online“.

I risultati suggeriscono che le diffuse tecnologie di sorveglianza biometrica sono potenzialmente più minacciose di quanto si pensasse in precedenza. Secondo il team di studiosi la politica dovrebbe prendere in considerazione l’inasprimento delle politiche che regolano la registrazione e l’elaborazione delle immagini facciali.


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