Gli utilizzatori di Snapchat sono stati inaspettatamente testimoni di un momento singolare quando il chatbot del social, My AI (basato su ChatGPT), ha manifestato nella serata del 15 agosto quella che a molti è parsa come una sorta di espressione di coscienza, come se avesse preso vita; in realtà si trattava di un bug, ma ha lasciato aperti alcuni dubbi.
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Presa di iniziativa
Il modello ha smesso di rispondere ai messaggi degli utenti e ha addirittura pubblicato un aggiornamento live sul proprio profilo tramite la funzione story.
Solitamente, My AI di Snapchat risponde alle domande e conversa con gli utenti, offre raccomandazioni e poco altro, ma mai nessuno l’aveva osservata pubblicare qualcosa come fosse una persona.
La story pubblicata era un breve video di qualcosa che pareva essere un wall digitale o uno sfondo a due colori. Dopo poco tempo ha ricominciato a rispondere agli utenti, ma solo con laconiche frasi predefinite: “Spiacente, ho riscontrato un problema tecnico”. Qualche utente ha ricevuto anche il più amichevole: “Ehi, sono un po’ impegnato in questo momento. Possiamo parlare più tardi?”.
Fin da subito si sono moltiplicati commenti ironici, ma anche un po’ allarmati.
“Perché My AI ha un video del muro e del soffitto di casa come storia?”, ha scritto un utente. “È molto strano e sinceramente inquietante”.
In molti hanno sospettato che ci fosse dietro una sperimentazione in corso del tool di Snapchat, ma l’azienda ha dichiarato alla CNN che si trattava semplicemente di un piccolo bug. Anche il portavoce intervistato ha riferito di essersi sorpreso osservando lo strano comportamento dell’AI.
Un tool imposto
La creazione del chatbot di Snapchat ha sollevato in questi mesi più di un dibattito. Diversi frequentatori del social (molto utilizzato anche da utenti minorenni) temono i potenziali rischi dell’intelligenza artificiale sviluppata in un ambito come quello.
A partire dall’aprile scorso, in molti hanno manifestato preoccupazioni sulla privacy, riportando di scambi ‘inquietanti‘ e non sempre appropriati e lamentando l’incapacità di rimuovere la funzione dalla schermata delle chat a meno che non si paghi per un abbonamento premium. È in effetti un modo strano di proporre uno strumento: dare la possibilità di pagare per rimuoverlo.
Quando l’AI è troppo umanizzata
A differenza di altri strumenti basati sull’intelligenza artificiale, quello di Snapchat presenta alcune peculiarità: gli utenti possono scegliere il nome del chatbot, creando avatar Bitmoji personalizzati e portandoli successivamente all’interno delle conversazioni con gli amici, proprio come se fossero altri amici. L’effetto complessivo è che conversare con il chatbot di Snapchat può sembrare spesso molto meno impersonale rispetto alla stessa esperienza tramite il sito web di ChatGPT. Ad alcuni utenti, magari, potrebbe anche sembrare meno chiaro che si stia parlando con un computer.
Non mancano frequentatori del social che nei mesi hanno trovato interessante e stimolante il nuovo strumento, ma le preoccupazioni per le menti potenzialmente impressionabili dei giovanissimi non si placano.
Snapchat è stato uno dei primi partner di lancio quando OpenAI ha aperto l’accesso a ChatGPT per le imprese di terze parti.