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Intelligenza artificiale: quali lavori a rischio?

Intelligenza artificiale: quali lavori a rischio?

Oramai ne abbiamo parlato tutti almeno una volta a cena con amici e parenti, sul lavoro, perfino con sconosciuti in fila alle Poste o durante un viaggio in treno: ma l’intelligenza artificiale eliminerà davvero le nostre professioni? Se sì quali sono i lavori più a rischio e che cosa comporterà il progressivo inserimento dell’AI nel nostro tessuto lavorativo?

Orientarsi verso un futuro incerto

Una risposta netta è difficile da dare soprattutto in virtù del fatto che l’AI viaggia in una evoluzione ben più rapida di quanto intuiamo. Mai sentito parlare della legge di Moore? È quel principio che vuole che la complessità di un microcircuito raddoppi ogni diciotto mesi e quadruplichi quindi ogni tre anni. Questa legge, elaborata a partire dal 1965 da Gordon Moore e Robert Noyce, significa essenzialmente una cosa: la nostra odierna tecnologia non accelera per addizione bensì per moltiplicazione e la sua evoluzione è destinata ad essere molto maggiore della nostra immaginazione. Questo principio ha avuto una grande evoluzione dello sviluppo dell’AI.

Non possiamo comprendere del tutto come una tecnologia così rivoluzionaria potrà trasformare la società tra venti o trent’anni, quindi un buon modo per orientarci in questo scenario è pensare per gradi. Nell’immediato futuro possiamo dire senza indugi che sì, l’AI ‘rimpiazzerà’ diverse posizioni lavorative. Goldman Sachs prevede che l’equivalente di 300 milioni di posti di lavoro a livello globale, circa il 25% del totale, sia a rischio nei prossimi dieci anni. Tenendo ben presente che quello che noi chiamiamo ‘intelligenza artificiale’ è in verità nulla di più che una simulazione di intelligenza, proviamo a fare una panoramica. Per via della natura capillare della rivoluzione dell’AI, risulterà inevitabilmente parziale ma può essere un inizio.

L’automatizzazione manifatturiera

Nel settore manifatturiero l’AI prosegue nel percorso di automatizzazione già indicato a partire dal boom economico iniziato dagli anni sessanta.

A tendere la robotica avanzata integrerà mansioni di assemblaggio, imballaggio, saldatura, manutenzione predittiva, ottimizzazione dei processi e ispezione di qualità, grazie ad AI in grado di apprendere dall’esperienza e adattarsi a nuove situazioni.

La necessità di manodopera umana per i compiti ripetitivi e prevedibili, manuali o a bassa qualifica, oggi ancora diffusi nelle aziende che formano il nostro tessuto industriale, sarà a tendere sempre meno. Anche alcune posizioni ad alta qualifica risultano però a rischio. Se fino a qualche anno fa specializzarsi come operatori di macchine di controllo numerico pareva uno sbocco redditizio nel mercato del lavoro, l’automazione avanzata nella produzione potrebbe sostituire in tempi rapidi anche queste figure.

I mezzi su strada intelligenti

Il settore dei trasporti è stato uno dei primi ad essere oggetto di sperimentazioni di tecnologie “intuitive”. Già attualmente esistono città in cui le guide autonome diffuse sono realtà, non senza polemiche. Recentemente i residenti della città di San Francisco hanno dato inizio a proteste e atti dimostrativi contro l’utilizzo massivo di questa tecnologia nell’ambito dei trasporti. I mezzi autonomi su strada sarebbero la causa di diversi incidenti e ingorghi avvenuti negli ultimi mesi.

Ma le polemiche attorno alla guida autonoma sono lì per ricordarci che questa tecnologia è già realtà. Con lo sviluppo dei veicoli ‘auto-guidanti’, l’AI potrebbe a tendere sostituire autisti di taxi e mezzi pubblici, camionisti e tassisti.

La sanità robotizzata

Il mondo dell’assistenza sanitaria sarà modificato: l’AI potrà essere utilizzata per le diagnosi di malattie, l’analisi dei risultati di test e fornirà consulenza medica di base. Robot in grado di svolgere operazioni chirurgiche in autonomia sono già realtà. Forse si ridurrà dunque la necessità di alcuni medici, infermieri e tecnici di laboratorio. Da tenere presente, poi, che l’utilizzo dell’AI e della robotica nel settore della sanità si concentrerà massicciamente sul caregiving della popolazione anziana, che andrà in notevole aumento per i prossimi decenni fino a rappresentare più del 60% della popolazione europea.

Impiegati virtuali

Tutti i lavori impiegatizi, a partire dai settori bancari e finanziari, sentiranno la rivoluzione in modo maggiore che altrove. L’AI può automatizzare diverse attività di routine come la gestione delle transazioni, l’analisi dei dati finanziari e la valutazione del rischio. Le mansioni amministrative e di ufficio di base, come l’elaborazione dei documenti o la gestione delle pratiche, le buste paga, la contabilità e parte delle risorse umane saranno sostituite a breve e la necessità di impiegati in questi ambiti per operazioni di routine sarà inevitabilmente ridotta.

Una rivoluzione vocale

L’intelligenza artificiale e i sistemi di risposta automatica hanno già ridotto la necessità di operatori di centrali telefoniche tradizionali, così come gli assistenti virtuali e i chatbot potrebbero sostituire molte attività di telemarketing e di assistenza aziendale o alla clientela.

Un insegnamento rinnovato

Le potenzialità dell’AI nell’ambito dell’insegnamento sono estremamente vaste e il loro utilizzo andrà a rivoluzionare questo ambito in qualunque tipologia di contesto. 

Efficienti processi per apprendimento e verifiche dei contenuti saranno applicabili parzialmente presso le istituzioni scolastiche e potranno potenzialmente sostituire addetti alle ripetizioni, tutor o altre tipologie di insegnanti, modificare corsi di formazione, esperienze universitarie o master di approfondimento. Visto il fondamentale carattere sociale dell’esperienza scolastica, la sfida nella scuola dell’obbligo nel breve termine si concentrerà soprattutto nell’integrare i nuovi modelli con le strutture già esistenti.

Venditori robot?

La vendita al dettaglio sarà oggetto di radicali ripensamenti. Se già le transazioni sul web hanno modificato lo shopping come lo si conosceva vent’anni fa, l’esperienza dell’acquisto online e dal vivo attraverso l’applicazione di AI esplorerà modalità che consentiranno la personalizzazione delle offerte e l’automazione del supporto clienti. L’automazione self-checkout (ossia i pagamenti autonomi già diffusi in tutti i supermercati) e l’abitudine al pagamento senza contanti potrebbero ridurre la richiesta di figure come cassieri o commessi. Il loro ruolo sarà molto meno centrale a diverranno gradualmente figure di supporto e assistenza più che di vendita come le conosciamo oggi.

Una nuova versione di ospitalità

Anche il volto dell’ospitalità e della ristorazione potrebbero essere radicalmente modificati dai processi generativi. L’AI potrebbe sancire l’automazione dei processi di check-in, per l’assistenza clienti tramite chatbot e per l’automazione di alcune attività di cucina. Receptionist o addetti alle prenotazioni in questi ambiti potrebbero risultare figure meno centrali quando dei cervelli digitali automatizzati potranno svolgere le loro mansioni.

La crisi del settore creativo

Il mondo dei ‘creativi’ è stato uno dei primi ad essere modificato. Fotografi, scrittori, copywriter, grafici, designer o musicisti, che già negli ultimi anni hanno dovuto fronteggiare un grande abbassamento del loro potere contrattuale visto l’avvento dei social network e lo stravolgimento delle consuete strutture editoriali, rappresentano le principali mansioni ‘di facciata’ con cui il grosso delle persone sta prendendo confidenza con le potenzialità infinite delle AI generative. L’espressione di sé non verrà meno ma diverso sarà il discorso nel vagliare le possibilità di mercato. Se già è arduo oggi, diventerà quasi impossibile per i professionisti farsi pagare per la creazione di immagini, musiche o scritti.

Probabilmente le AI fungeranno da contenitore di brainstorming continuo ed è solo questione di tempo prima che qualcuno proponga portali che con solo poche parole chiave e battute scambiate con dei chatbot possano creare contenuti per campagne pubblicitarie, generare colonne sonore o scrivere libri promozionali. Pur non risultando strettamente appartenenti all’ambito creativo, bisogna sottolineare che anche il mondo del giornalismo e delle traduzioni verranno definitivamente messi in difficoltà.

Le opportunità delle mansioni tecniche

L’utilizzo dell’AI generativa nell’elaborazione di modelli matematici e nella previsione e risolvimento di problemi complessi cambierà il volto delle mansioni più tecniche come l’ingegneria, la matematica, la programmazione o l’architettura. L’AI fornirà un’assistenza continua rilevando le parti più automatizzabili del lavoro, ma probabilmente non sostituirà queste mansioni in tempi brevi. L’interpretazione dei risultati, la formulazione di nuove teorie, l’applicazione di esse in relazione alla realtà richiederanno ancora l’intervento umano.

Ed anzi per controbattere l’istinto a lasciarsi andare ad allarmismi eccessivi occorre ricordare che, al netto dei lavori che metterà a rischio, l’AI porterà all’emersione di diverse figure specifiche, alcune già attualmente esistenti e altre ancora no. Scienziati dei dati, ingegneri dell’apprendimento automatico ed esperti in robotica saranno figure richieste: l’IA richiederà competenze nella gestione di problemi complessi, nella programmazione dell’apprendimento automatico e nella progettazione di algoritmi. Importanti saranno gli esperti di etica AI (che risolveranno dilemmi sulle responsabilità, la trasparenza, la privacy e l’impatto sociale) e quelli di cybersecurity per fronteggiare le minacce informatiche. Le aziende inoltre necessiteranno di figure in grado di guidare strutture e organigrammi all’interazione con le AI, veri e propri specialisti di ottimizzazione dei processi.

È probabile poi che gli esperti in intelligenza artificiale si andranno formando per ambiti specifici; ad esempio ci saranno esperti esclusivamente di AI in ambito sanitario e altri solo in ambito manifatturiero o educativo.

Incognite: le istituzioni e la distribuzione del reddito

Un luogo comune vuole che in bilanciamento alla sostituzione di molti lavori, l’AI creerà anche nuove opportunità lavorative per tutti (non solo i tecnici); se chattate di questi temi con la stessa ChatGPT non farà che sottolineare questo aspetto. Può essere sensato ma è una visione parziale e in parte edulcorata. Come abbiamo detto nella prima parte di questa panoramica la caratteristica dell’AI è la rapidità di diffusione. Stando alle attuali previsioni nei prossimi dieci anni un’ampia percentuale di lavoratori sarà inevitabilmente lasciata fuori dai processi produttivi. Alcuni potranno mantenere posizioni con formazione continua e mettendo al servizio dei nuovi modelli caratteristiche di creatività, interazione sociale, leadership e risoluzione di nuovi problemi, ma è un’opportunità che non si presenterà per tutti.

Non bisogna inoltre dimenticare un tassello fondamentale in questo scorcio sul futuro: la reazione delle istituzioni in relazione a questi cambiamenti. Intere impalcature normative e legislative andranno riformulate completamente per uniformare l’utilizzo dell’AI nei vari ambiti della società.

E non c’è nessuna certezza che i tempi di risposta (per certi versi, di accettazione) delle istituzioni saranno così immediati, né in politica né in giurisprudenza.

E poi bisogna tenere ben presente il paradosso più grande nelle previsioni del futuro: pur mettendo 300 milioni di posti di lavoro a rischio, si stima che l’AI potrebbe far crescere il PIL mondiale del 7%.

La domanda principale che dunque dovrebbe premerci non è tanto quanti lavori saranno modificati o cancellati dalla diffusione dell’AI. Bisogna considerare la questione da un altro punto di vista: dal momento che l’intelligenza artificiale creerà reddito diminuendo sensibilmente posti di lavoro, come questo reddito sarà distribuito? L’AI ci ‘ruberà’ il lavoro riducendo la nostra qualità di vita o ci affrancherà in parte da esso accrescendola?

Solo la risposta a questa domanda potrà fare luce sulla tenuta sociale del futuro.


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