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I tessuti smart, tra moda e sicurezza sul lavoro 

Molti sono gli oggetti collegabili a internet. Tra questi, anche i tessuti smart. Questi materiali intelligenti vengono usati per realizzare vestiti destinati alla vendita nel settore fashion, ma anche abbigliamento lavorativo utile a prevenire gli infortuni.  

Nel mondo dell’Internet of Things, numerosi oggetti sono diventati smart e sono in grado di connettersi alla rete e di comunicare informazioni. Ora è arrivato il momento dei vestiti. Diverse aziende di moda stanno infatti pensando a possibili utilizzi di simili prodotti, ma è in ambito lavorativo che si notano le principali innovazioni.  

I materiali tessili intelligenti vengono chiamati smart textiles e vengono oggi utilizzati in diversi ambiti. La ricerca sta inoltre ancora studiando possibili sviluppi che permetteranno ai tessuti smart di essere ancora più versatili.   

Cosa si intende per tessuti smart?

I tessuti smart – chiamati anche smart fabrics o e-textiles (electronic textiles) – sono tessuti ‘digitalizzati’ attraverso hardware di diversi generi. I più sofisticati sono anche ‘intelligenti’, ossia in grado di osservare diversi elementi relativi a chi li indossa e all’ambiente circostante e di comunicarli in determinate situazioni. Si pensi ai misuratori del battito cardiaco o ai termometri incorporati nei vestiti.    

Questi tessuti sono creati grazie allo sviluppo di filati dotati di sensori miniaturizzati e capaci di condurre calore ed elettricità. Gli input utilizzati da questi sistemi sono i più vari, da quelli elettrici a quelli termici, dai dati meccanici relativi al movimento di chi li indossa a quelli chimici, rilevati dal contatto con la pelle o con altre superfici.  

Il termine fu coniato nel 1989 in Giappone e fu usato per la prima volta per descrivere un particolare tipo di seta con effetto memory, capace di mantenere la forma del corpo. La nascita dei materiali smart risale però agli anni ‘60 e ‘70, quando si svilupparono i primi materiali con effetto memory e diversi gel polimerici intelligenti. Ma i primi tessuti intelligenti entrarono sul mercato solo a partire dalla fine degli anni ‘90. Si sono poi sviluppati fino a diventare dei veri e propri computer indossabili.  

I vari tipi di tessuti smart

Esistono due principali tipi di tessuti smart:   

  • i tessuti smart estetici
  • i tessuti smart funzionali.  

L’utilizzo di quelli estetici riguarda prevalentemente il settore della moda. Sono solitamente tessuti arricchiti da tecnologie che li rendono visivamente particolari. Si pensi ai vestiti o alle decorazioni che si illuminano o che cambiano colore in base a elementi esterni, come la temperatura ambientale o corporea.  

I tessuti smart funzionali sono invece quelli che svolgono una determinata funzione. Questi sono divisi in tre categorie.  

  • Passive smart fabrics: i tessuti smart più semplici, che reagiscono meccanicamente all’ambiente circostante per la loro stessa struttura. Un tessuto ‘refrigerante’, per esempio, non è un materiale smart in senso moderno (ossia elettronico). Questo, grazie alla sua struttura, sfrutta ‘semplicemente’ l’evaporazione dell’acqua per ridurre la temperatura corporea.  
  • Active smart fabrics: sono i tessuti smart che, diversamente da quelli passivi, basano le proprie funzionalità sull’elettricità a supporto di attuatori e sensori. Questi ultimi permettono ai tessuti smart attivi di percepire gli input touch, rilevare la temperatura e interpretare diversi dati ambientali. Questi tessuti, quindi, si adattano e modificano il proprio funzionamento reagendo a cambiamenti nell’ambiente esterno o sulla base dell’input umano.  
  • Infine, ci sono gli ultra smart fabrics: sono tessuti costituiti da unità che funzionano in modo ‘simile’ a un cervello. Possono ‘ragionare’, reagire agli stimoli ambientali (termici, meccanici, chimici, magnetici e altri) e all’input umano. Inoltre, possono monitorare diversi valori, ambientali e del soggetto con cui sono in contatto.  

Alcuni sistemi, inoltre, possono essere connessi a dispositivi esterni. Un esempio di ciò è dato da Jacquard, un dispositivo di Google in grado di connettersi a diversi oggetti, tra cui anche una giacca smart creata in collaborazione con Levi’s. Questo capo d’abbigliamento permette a chi lo indossa di rispondere alle chiamate, ascoltare la sua musica preferita, fare fotografie e molto altro con un semplice tocco.  

Le applicazioni nel mondo del lavoro

I tessuti smart, però trovano molte applicazioni anche nel mondo lavorativo. Questi, infatti, possono essere utilizzati per rilevare e prevenire infortuni sul lavoro, segnalando al lavoratore eventuali situazioni di pericolo. Oppure, per monitorare lo stato di salute dei dipendenti durante la giornata lavorativa, segnalando eventuali anomalie.  

L’Inail (Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro), per esempio, ha attivato un progetto in collaborazione con diversi enti, tra cui l’Università La Sapienza di Roma. Il nome dell’iniziativa è SENSE RISC, “Sviluppo di abiti intelligENti Sensorizzati per prevenzione e mitigazione di RIschi per la SiCurezza dei lavoratori”. La partnership ha portato alla nascita di una smart t-shirt capace di rilevare i parametri vitali di chi la indossa. Utile soprattutto in ambito sportivo e per la prevenzione degli infortuni sul lavoro. 

Il futuro e i possibili rischi della tecnologia

Molte sono le potenzialità di questo genere di materiali. Dal mondo della moda a quello lavorativo, per passare all’intrattenimento e ad altre applicazioni quotidiane. Anche l’avanzare delle tecnologie di realtà virtuale e metaverso aprono molte possibilità al settore. Diversi dubbi sono però sorti in merito ai tessuti smart.  

In particolare, vi sono dubbi in relazione agli effetti a lungo termine che uno stretto contatto continuativo con queste tecnologie potrebbe provocare. Gli indumenti smart sono infatti dotati di batterie e il loro effetto sul corpo umano non è ancora stato studiato estensivamente.  

Inoltre, sorgono possibili problematiche in tema di privacy e protezione dei dati personali. I dati rilevati dalla tecnologia sono legati allo stato di salute del soggetto e sono dati sensibili. A chi vengono trasmessi e da chi saranno accessibili?  

Lo sviluppo delle nuove tecnologie deve dunque avvenire, anche in questo caso, prendendo coscienza dei potenziali problemi che le stesse potrebbero generare.  


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