Weekly AI news è la rassegna stampa settimanale curata dai nostri editor sui temi più rilevanti legati al mondo dell’intelligenza artificiale.
Un articolo di The Verge ha indagato il fenomeno in espansione degli adolescenti che stringono relazioni “empatiche” con applicazioni AI. Sono sempre più diffusi i casi di ragazzi che instaurano connessioni virtuali con personaggi creati con app come Character.AI, che consente di impostare chatbot con imitazioni di caratteristiche umane precise: amici artificiali, psicologi virtuali, copie di personaggi famosi. Pretesti per creare storie interattive o giochi di ruolo. In mezzo alle ovvie preoccupazioni per gli effetti sui giovani dalla psiche più impressionabile, c’è chi sottolinea anche le caratteristiche positive. Il professor Kelly Merrill Jr, dell’Università di Cincinnati, riporta che gli studi sugli effetti dei chatbot nel supporto psicologico ai ragazzi in difficoltà sociale hanno dato ottimi risultati.
Questa settimana non possono lasciare indifferenti le dichiarazioni del miliardario americano Stanley Druckenmiller. Il fondatore del fondo Duquesne Office ha rivelato che la sua azienda ha tagliato gli investimenti (arrivati fino a 430 milioni di dollari) al colosso produttore di chip AI Nvidia. Il motivo? L’investitore ha il sospetto che, dopo due anni di espansione, lo sviluppo economico dell’AI sia sovrastimato. È l’inizio di un ripiegamento del mercato? Che la previsione poggi su basi veritiere o meno, le big tech non sembrano pensarla allo stesso modo e continuano a riversare fiumi di investimenti. Per cominciare, Microsoft continua nella creazione di una rete con il mondo asiatico e stanzia 2,2 miliardi di dollari per la trasformazione digitale della Malesia. L’azienda di Nadella guarda anche a casa propria e progetta per le società di intelligence americane un’AI “spia” in grado di funzionare senza la connessione a Internet.
In parallelo, Apple prosegue nella misteriosa pianificazione delle innovazioni AI che il mondo attende ormai da mesi. Bloomberg riporta che l’azienda sta sviluppando chip per alimentare in proprio i data center AI, a supporto della tesi che con l’intelligenza artificiale l’azienda di Cupertino intende fare davvero sul serio.
Anche sul continente europeo procedono piogge di finanziamenti. Emerge curiosamente che il maggior investimento in questa parte del mondo si concentra su una tecnologia AI ancora relativamente poco diffusa: l’auto a guida autonoma. Una cordata di investitori guidata dalla giapponese SoftBank riversa infatti sulla startup inglese di veicoli AI Wayve più di un miliardo di dollari. Secondo il governo britannico la tecnologia farà da apripista per cambiare il mondo dei trasporti inglesi. E Londra attrae investimenti anche da CoreWeave, società USA divenuta in pochissimi mesi un gigante nel campo dei processori. L’azienda da 19 miliardi di dollari nomina la capitale inglese suo quartier generale europeo e stanzia 1 miliardo di sterline allo scopo. Ne sentiremo parlare.
Nel resto dell’Europa l’AI continua a fungere da pretesto per stringere intese internazionali extra occidentali; da Parigi Macron e Xi Jinping si impegnano per unire la Francia e la Cina nello sviluppo sicuro della tecnologia generativa.
L’attenzione alla sicurezza cresce anche in vista delle elezioni europee, banco di prova fondamentale per valutare gli effetti dell’AI sulla tenuta democratica. Le big tech corrono ai ripari onde evitare ripercussioni reputazionali. TikTok annuncia l’applicazione della tecnologia Content Credentials di Adobe per scovare ed etichettare i deepfake: è la prima piattaforma a testare il servizio. Anche OpenAI propone uno strumento di monitoraggio delle immagini generate dall’AI con contenuti lesivi.
Non mancano i consueti sviluppi esaltanti in ambito innovazione. DeepMind continua a testare le possibilità dell’AI nella biologia e propone un’intelligenza artificiale in grado di modellare molecole come il DNA, prevedendo il loro comportamento.
A proposito della relazione tra intelligenza artificiale e biologia, Sam Altman si lancia in una delle sue esternazioni da “futurologo”. Mentre prepara il terreno per GPT-5 il CEO di OpenAI afferma che l’AI sarà più o meno come una persona super intelligente che “sa assolutamente tutto” della vita di ogni utente. Un assistente-collaboratore fisso perennemente consultabile, quasi fosse un’estensione della mente di ciascuno. E se le comunità di ragazzi che stringono amicizie e relazioni intense con i chatbot non rappresentassero un’eccentrica eccezione ma l’inizio di una regola?