Come riportato dal Wall Street Journal, l’FBI sta indagando sui furti cinesi dei brevetti americani di intelligenza artificiale: sarebbero fondamentali a Pechino per analizzare l’enorme mole di dati accumulati sugli americani durante lo spionaggio internazionale. L’agenzia di intelligence teme che, in possesso di questa tecnologia, la capacità cinese di minacciare gli USA si moltiplicherebbe a dismisura: la Cina sarebbe già in possesso di una quantità di dati tali da creare database su ogni ambito della vita americana.
I temi trattati all’interno dell’articolo
Furti aziendali
Episodi di spionaggio aziendale finalizzati a rubare la tecnologia AI alle aziende statunitensi si contano già dal 2018, quando l’ex dipendente di Apple Xiaolang Zhang fu arrestato mentre cercava di imbarcarsi su un volo per Pechino con segreti commerciali rubati su veicoli a guida autonoma. Si è successivamente dichiarato colpevole di furto.
A partire dal 2015 numerosi attacchi hacker hanno interessato database pubblici e privati in tutti gli Stati Uniti. L’FBI teme che al possibile scoppio di un conflitto la Cina possa utilizzare i contenuti trafugati per seminare il caos, generare fake news o pianificare ricatti su larga scala.
L’esercito di hacker
I migliaia di hacker cinesi che lavorano per il Paese sono già attenzionati da tempo. All’inizio di questo mese gli analisti hanno rivelato che solo nell’ultimo anno l’esercito di Pechino si è infiltrato in più di 20 grandi fornitori, tra cui un servizio idrico alle Hawaii, un importante porto della costa occidentale e almeno un oleodotto e un gasdotto.
Il direttore dell’intelligence nazionale ha avvertito a febbraio che la Cina è già “quasi certamente in grado” di lanciare attacchi informatici per disabilitare oleodotti, gasdotti e sistemi ferroviari.
“Se Pechino temesse che un grave conflitto con gli Stati Uniti fosse imminente – riporta la valutazione annuale – quasi certamente prenderebbe in considerazione l’idea di intraprendere operazioni informatiche aggressive contro le infrastrutture critiche del territorio americano e le risorse militari in tutto il mondo“.
La Cina è stata così efficiente nell’hackerare le aziende statunitensi e i database governativi che probabilmente ha raccolto più dati di quanti ne possa elaborare e rendere utili ed è proprio per questo che necessita di implementare la propria tecnologia AI, un’innovazione costosa e complessa che pochi paesi del mondo possono permettersi ai massimi livelli in questo momento storico. Gli USA hanno vietato di di vendere chip AI avanzati in Cina.
“Dalle carte di credito alle cartelle cliniche”
Se Pechino riuscisse a ricavare una propria tecnologia AI paragonabile a quella delle migliori aziende americane e a combinarla con il suo esercito di hacker, potrebbe setacciare miliardi di contenuti ed estrarre facilmente informazioni sensibili, come impronte digitali, documenti finanziari e sanitari, informazioni sul passaporto e contatti personali.
“La Cina può sfruttare l’intelligenza artificiale per creare un dossier praticamente su ogni americano – ha detto al Wall Street Journal Glenn Gerstell, ex consigliere generale del National Agenzia per la sicurezza – con dettagli che vanno dalle loro cartelle cliniche alle carte di credito e dai numeri di passaporto ai nomi e indirizzi dei loro genitori e figli. Prendiamo questi dossier e aggiungiamo qualche centinaio di migliaia di hacker che lavorano per il governo cinese e avremo una spaventosa potenziale minaccia alla sicurezza nazionale“.
Negli ultimi anni l’FBI ha lanciato in più occasioni allarmi anche sulla diffusione tra i giovanissimi del social network TikTok, considerato molto vicino al governo cinese, nonostante la società produttrice ByteDance lo abbia sempre negato.