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Elon Musk: l’impero AI che fa tremare la privacy

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Il progetto di Elon Musk di unificare le sue varie aziende in un unico gruppo di intelligenza artificiale racchiuso nel marchio ‘X’, che ha nelle sue intenzioni il fine di modificare la storia dell’umanità, prosegue fase per fase.

Le indiscrezioni del biografo

Le ultime informazioni al riguardo provengono dal giornalista e biografo Walter Isaacson (la sua biografia su Musk è in uscita nel corso di settembre anche in Italia). L’imprenditore starebbe lavorando all’unificazione di Neuralink, azienda di neurotecnologie fondata nel 2016, con Tesla e Twitter per formare un’unica ‘creatura’ AI che raggruppi i dati provenienti da tutte quante.

La visione di Elon Musk sull’intelligenza artificiale è nota e va di pari passo con il suo approccio imprenditoriale.

Musk è praticamente ossessionato dalla tematica della singolarità, una visione che prevede che le intelligenze artificiali ‘ingloberanno‘ le attività delle persone rendendo in qualche modo obsoleto l’agire umano. Qualcosa di molto vicino all’idea di un mondo strutturato da un insieme di esseri umani e cyborg. Da un lato l’imprenditore è sempre apparso affascinato da questa prospettiva, da un altro sembra volerla esplorare per valutarne i rischi per la collettività e contribuire alla loro limitazione.

Un mosaico imprenditoriale coerente

Per quanto talvolta non comprese, negli anni le sue decisioni imprenditoriali hanno formato un mosaico coerente. Più passa il tempo, più diventa chiaro che le sue varie società, fondate e acquisite, vadano considerate in una visione di insieme: ognuna in qualche modo rappresenta una diversa faccia di un unico cyber-sistema ideale; Mack DeGeurin di Gizmodo ha definito questo sistema ‘AI-Hydra’.

A luglio, Musk ha lanciato xAI, nuova startup di intelligenza artificiale che ha il dichiarato obiettivo di comprendere la vera natura dell’universo. Per crearla, ha assoldato una squadra di sviluppatori che hanno già lavorato su DeepMind, OpenAI, Google Research, Microsoft Research e naturalmente le sue Twitter e Tesla. Il fine commerciale della sua creazione era fare concorrenza a OpenAI e al suo ChatGPT, che Musk stesso aveva contribuito a fondare prima di un allontanamento da Sam Altman. Ma dal punto di vista strategico il progetto rappresenta la vetta della sua visione.

Insieme a Tesla, SpaceX e la sua unità satellitare Starlink, Twitter/X, la Boring Co. e Neuralink, xAI va a completare un esercito di aziende che mescolano attività reali ad attività digitali, il fisico e l’intelletto. È la rappresentazione di come l’imprenditore statunitense pensa al futuro: la sua è una specie di visione olistico-digitale, con un grande cervello al centro, attorno a cui gravitano elementi diversi che contribuiscono all’evoluzione del tutto. Secondo i suoi detrattori, come l’ex collaboratore oggi CEO di OpenAI Altman, questo approccio di Musk presenterebbe però un grande limite, un vizio di fondo legato alla personalizzazione. La visione di Musk della società umana del futuro non sembra prescindere dalla presenza e dall’agire di Musk stesso. 

Come usa Musk i dati degli utenti?

A questo proposito, più di un osservatore si è posto un dubbio: come Musk starebbe utilizzando la grande mole di dati personali che estrapola dalle sue varie attività?

La domanda può essere associata alla maggior parte delle big tech attualmente sul mercato, ma nel suo caso assume una sfumatura particolare, considerata la sua mira a creare questo enorme agglomerato basato sull’AI. 

Quando l’imprenditore ha acquisito Twitter (per 44 miliardi di dollari) molti hanno bollato l’affare come un fallimento. Eppure, acquisire il social network ha significato per lui possedere di colpo un vero patrimonio in termini di dati personali. Qualunque creatore di AI oggi vorrebbe avere accesso illimitato a una tale fortuna per addestrare gli algoritmi a costo zero.

Un beneficio collaterale che ho realizzato solo dopo l’acquisto”, ha detto Musk, anche se risulta molto difficile credergli. 

E i dati non proverrebbero dalla sola Twitter. A quanto sostiene Isaacson, anche i sistemi di assistenza alla guida semi-autonomi Autopilot e Full-Self Driving di Tesla assorbono ogni giorno qualcosa come 160 miliardi di frame di immagini dalle telecamere posizionate sui veicoli.

Cosa significherebbe fondere i dati personali provenienti da un social come Twitter con i dati ricavati da miliardi di immagini da diverse parti del mondo? Secondo il biografo, significherebbe impostare delle AI per agire nello spazio, alimentando sistemi utilizzabili per incrementare la guida autonoma, nuovi chatbot e, soprattutto, la creazione di robot fisici dotati di qualcosa che possiamo definire un cervello.

L’annoso problema della privacy

È chiaro che oltre al problema della personalizzazione, le mire unificatrici di Musk presentano un problema di privacy: la struttura rimane in piedi solo in virtù del libero accesso e utilizzo dei dati degli utenti. Ma, da questo punto di vista, il trend si sta evolvendo. Più il mondo AI si espande, più la tematica dello sfruttamento dei dati da parte dei grandi gruppi di potere e commerciali entra nel dibattito pubblico.

Molte persone oggi sono maggiormente sensibilizzate rispetto a qualche anno fa sulla cessione dei propri dati e non mancano nemmeno casi di grandi organizzazioni che iniziano a mettere in dubbio alcune convenzioni e status quo finora considerati inattaccabili.

Difficile prevedere cosa accadrà a un progetto come quello di Musk quando si formalizzeranno, anche legalmente, queste nuove consapevolezze.


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