Dopo Anthropic anche Meta vince in tribunale: l’uso di opere per addestrare l’AI non viola il copyright

La vittoria di Meta in tribunale, che segue quella di Anthropic, segna una importante vittoria per l'industria AI sul tema del diritto d'autore

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Dopo Anthropic anche Meta vince in tribunale: l’uso di opere per addestrare l’AI non viola il copyright

Dopo la sentenza sul copyright in favore di Anthropic, Meta Platforms ottiene una vittoria simile in tribunale. Un giudice federale si è infatti espresso in suo favore contro un gruppo di autori che aveva citato in giudizio la società di Mark Zuckerberg per violazione del diritto d’autore dopo che questa aveva usato i loro libri per addestrare l’AI senza autorizzazione.

Vince Chhabria, giudice distrettuale di San Francisco, ha affermato che gli autori non hanno presentato sufficienti prove per dimostrare che le azioni di Meta abbiano generato un contraccolpo di mercato per la loro attività economica, un fatto che avrebbe costituito una effettiva violazione della legge sul copyright.

A differenza del pronunciamento nel caso di Anthropic, dove il giudice aveva giudicato come “corretto” l’uso dei libri fatto per l’addestramento AI, Chhabria ha sottolineato che l’utilizzo di materiale protetto da copyright senza autorizzazione per addestrare l’intelligenza artificiale sarebbe illegale in “molte circostanze” ma nel caso specifico i ricorrenti “hanno avanzato argomentazioni errate e non sono riusciti a produrre prove a sostegno di quelle corrette”.

Meta considera questa scelta del giudice come positiva per la propria attività di addestramento e sostiene che la dottrina del fair use sia già “essenziale” da un punto di vista giuridico per tutelare il diritto d’autore. La dottrina legale del fair use rappresenta un tassello importante per la difesa dell’industria AI, perché di fatto permette l’utilizzo di opere protette da copyright senza l’autorizzazione dei titolari in diverse circostanze.

Le due sentenze ravvicinate rappresentano senza dubbio una sostanziale vittoria per l’industria statunitense dell’intelligenza artificiale nella sua battaglia giuridica sul copyright. Nonostante la giudice abbia affermato che tali azioni di addestramento danneggino “drasticamente” il mercato di queste opere, non ci sono stati comunque elementi sufficienti per una condanna, una strada spianata che non può che incoraggiare le Big Tech a continuare il percorso già avviato.

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