Dopo la calda estate delle prime regolamentazioni sull’intelligenza artificiale, è arrivato il momento del Congresso USA; i CEO delle big tech mondiali hanno partecipato mercoledì all’AI Insight Forum di Washington.
L’incontro mattutino a Capitol Hill, nella celebre Kennedy Caucus Room, è stato fortemente voluto dal senatore leader della maggioranza democratica del Senato, il newyorkese Chuck Schumer.
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Lo spettro della disinformazione
Il senatore ha invitato tutti i pesi massimi della Silicon Valley per quella che si vocifera sarà solo la prima di una serie di tavole rotonde per discutere dell’uso della tecnologia AI nella società, con uno sguardo particolare ai rischi di disinformazione e fake news in vista delle prossime elezioni presidenziali americane nel 2024.
Le elezioni sono con ogni probabilità la motivazione principale per cui Schumer ha indetto questo incontro. Secondo un sondaggio di Axios, il 53% dei cittadini statunitensi teme che, tra deep fake, interferenze elettorali e attacchi a infrastrutture critiche, l’intelligenza artificiale possa pericolosamente agevolare la disinformazione con una ricaduta sulle elezioni.
Le Presidenziali rappresentano il primo banco di prova per la tenuta democratica occidentale in era di intelligenza artificiale. “Ci sono molte cose che devono essere fatte, ma questa ha tempistiche forse più strette di altre”, ha detto il senatore non a caso.
L’altra ragione dell’incontro è, banalmente, che la politica americana si è resa conto che è il momento di scoprire dai diretti interessati come l’AI cambierà il mondo. “Siamo qui per rispondere alle loro domande“, ha detto Sam Altman ai giornalisti riferendosi ai senatori. Più chiaro di così.
Un incontro tra pesi massimi
Il forum era chiuso al pubblico e alla stampa. Solo quattro senatori, due repubblicani e due democratici, erano addetti al dialogo e alle domande. Non sono mancate polemiche a tal proposito. La senatrice democratica Elizabeth Warren ha criticato la decisione di strutturare un forum così esclusivista su un tema tanto rilevante.
C’erano quasi tutti i volti noti del tech. Oltre ad Altman, che con la sua OpenAI si è aggiudicato oramai il posto in tribuna d’onore, c’erano personalità del peso di Bill Gates, Mark Zuckerberg, Elon Musk, Sundar Pichai per Google/Alphabet, Satya Nadella di Microsoft, Arvind Krishna di IBM e perfino Jen-Hsun Huang di Nvidia. Come già avvenuto in situazioni analoghe quest’anno, ha colpito ancora una volta la vistosissima assenza di Apple.
Gli equilibri di potere evocati da Zuckerberg
Pare che i CEO delle società, nonostante alcune differenze di vedute sul rilascio dei modelli linguistici open source, concordino con una certa compattezza sulla necessità di vigilare sui rischi e le insidie dell’intelligenza artificiale e delle sue innumerevoli declinazioni.
Nessuno di loro, comunque, ha preso il toro per le corna presentando soluzioni davvero concrete.
Bill Gates non ha mancato di rivolgere un appello ai colleghi per l’applicazione della nuova tecnologia nell’eliminazione della fame nel mondo.
Zuckerberg ha pronunciato un discorso scegliendo di mettere in risalto le responsabilità del governo e del congresso, più che quelle delle aziende.
“Crediamo che i politici, il mondo accademico, la società civile e l’industria – ha detto il CEO di Meta – dovrebbero lavorare tutti insieme per ridurre al minimo i potenziali rischi di questa nuova tecnologia, ma anche per massimizzare i potenziali benefici. Si tratta di una tecnologia emergente, ci sono importanti equità da bilanciare e il governo ne è in ultima analisi responsabile. Dovrebbe impegnarsi per sostenere l’innovazione e le salvaguardie.” Nella sua chiusa, l’inventore di Facebook non ha nemmeno cercato di nascondere il motivo principale per cui le aziende erano presenti, svelando alcuni equilibri di potere: “Meglio che lo standard sia stabilito da aziende americane che possono lavorare con il nostro governo per modellare questi modelli su questioni importanti”.
Musk propone ‘arbitri federali’
Le parole più importanti sembra averle pronunciate Elon Musk quando ha sottolineato la necessità di un ‘arbitro’ che vigili sullo strapotere delle AI e si assuma il compito di responsabilizzare le aziende nel loro uso. Una sorta di ‘agenzia federale di supervisione’.
“L’intelligenza artificiale è potenzialmente rischiosa per tutti gli esseri umani – ha detto – C’è un forte consenso sul fatto che vada regolamentata. Le conseguenze se qualcosa dovesse andare storto con l’AI possono essere gravi, per questo dobbiamo essere proattivi».
Spesso considerato eccentrico e visionario, Musk si è presentato nuovamente come uno dei capi d’aziende tech più preoccupati di quello che lo sviluppo dell’AI potrebbe fare alla società. Si ricorderà la lettera dello scorso marzo nella quale chiese ai suoi colleghi una pausa di sei mesi nello sviluppo delle intelligenze artificiale per permettere una riflessione normativa.
L’inizio della regolamentazione USA?
Schumer avrebbe definito lo scenario “una grande sfida”. E c’è proprio da credergli: per quanto riguarda una vera e propria regolamentazione, sono arrivate ben poche parole determinanti. Alcune aziende non escludono la possibilità di sviluppare sistemi per indicare i contenuti realizzati con l’AI, così da rendere più facile per gli utenti individuare i falsi, ma è stata l’unica proposta concreta.
Rispetto all’UE (che con la propria proposta di regolamentazione è già riuscita ad attirarsi le critiche delle big tech di mezzo mondo) e alla Cina, gli USA sono particolarmente indietro nel formulare la propria proposta di una normativa AI.
I motivi sembrano molteplici: da un lato i legislatori non padroneggiano ancora il tema a sufficienza, dall’altro probabilmente esiste dalle parti governative il timore di imbrigliare il settore inimicandosi così le più grandi aziende al momento presenti sul suolo americano.
In realtà, a spiegazione di questa attesa, Schumer l’ha fatta apparire quasi voluta. «L’Unione Europea è andata troppo veloce – ha dichiarato – e se vai troppo veloce puoi rovinare le cose. Stiamo iniziando ad affrontare davvero una delle questioni più significative per la prossima generazione e oggi siamo partiti alla grande”.
I prossimi mesi stabiliranno se questo incontro sarà ricordato davvero come l’inizio di una nuova fase importante o un tentativo andato a vuoto.