Secondo Sy Damle, ex avvocato generale dell’Ufficio del copyright degli Stati Uniti e attuale rappresentante di OpenAI, è semplicemente “impossibile” ottenere il consenso per tutti i contenuti protetti da copyright utilizzati dei processi di addestramento. “Se dovessi fare trattative private per ogni contenuto di cui c’è bisogno per addestrare uno di questi modelli, semplicemente non esisterebbero“, ha affermato Damle durante un incontro dedicato al diritto d’autore negli USA in cui si è discusso anche della causa tra OpenAI e il New York Times.
Ѐ raro incappare in dichiarazioni così oneste e non ipocrite in merito al complicato rapporto AI-diritto d’autore. Ma finalmente qualcuno rivela qual è la reale posizione delle aziende di intelligenza artificiale sulla questione: usare elementi per gli addestramenti senza accordi legali non è tanto una scelta quanto un’esigenza.
Il volume di dati richiesto è infatti enorme, rendendo praticamente irrealizzabile l’obiettivo di ottenere l’autorizzazione per ogni singolo elemento. L’obbiettivo necessiterebbe di una struttura amministrativa e burocratica talmente ingombrante che non renderebbe conveniente l’esistenza dell’AI.
Damle ha sottolineato la necessità di “accettarlo come un dato di fatto” e concentrarsi sulla costruzione di “giuste policy” in grado di bilanciare gli interessi in gioco.