Comitato AI, l’Italia punta a un ruolo di primo piano

Comitato AI, l’Italia punta a un ruolo di primo piano

Durante una conferenza stampa tenuta il 9 novembre presso l’Associazione della Stampa estera è stato presentato il Comitato di Coordinamento dedicato a guidare il percorso nazionale nell’uso dell’Intelligenza Artificiale; obbiettivo del Comitato AI sarà quello di impostare strategie e obbiettivi per l’Italia, guidando lo sviluppo della tecnologia nel paese e suggerendo al Governo le scelte da prendere.

Dai docenti universitari al consulente del papa: i nomi

Il Comitato, la cui presentazione è stata introdotta da un intervento del sottosegretario all’Innovazione tecnologica e la digitalizzazione Alessio Butti, risponde al Dipartimento per la trasformazione digitale (nato nel 2019 su iniziativa del governo Conte I) ed è costituito da tredici membri in tutto. I loro curriculum compongono un insieme professionale piuttosto vasto. La maggior parte dei componenti sono docenti universitari, non solo in ambito informatico o scientifico. Ci sono anche esponenti di comunicazione e marketing, ingegneria, diritto e spicca la presenza di un consulente vaticano AI.

A capo del Comitato figura Gianluigi Greco, professore di informatica all’Università della Calabria e già presidente di AIxIA, l’associazione italiana per l’intelligenza artificiale.

Seguono Viviana Acquaviva, astrofisica e docente al Physics Department del Cuny Nyc College of Technology, Paolo Benanti, consigliere di Papa Francesco sull’IA e professore alla Pontificia Università Gregoriana (unico italiano inserito nel New Artificial Intelligence Advisory Board dell’ONU), il Vice Rettore vicario dell’Università di Torino Guido Boella, il divulgatore scientifico (noto anche per la sua frequente partecipazione al programma televisivo Striscia La Notizia) Marco Camisani Calzolari.

Vi sono poi Virginio Cantoni, professore emerito presso l’Università di Pavia; Maria Chiara Carrozza, presidente del CNR, Rita Cucchiara, docente presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, Agostino La Bella, professore ordinario di Ingegneria economico-gestionale presso l’Università di Roma Tor Vergata; Silvestro Micera, docente presso Ecole polytechnique fédérale de Lausanne; Giuliano Noci, professore di Strategia e Marketing al Politecnico di Milano; Edoardo Carlo Raffiotta, professore di Diritto costituzionale all’Università di Milano Bicocca e Ranieri Razzante, professore di Tecniche di gestione dei rischi di riciclaggio presso l’Università di Bologna e Docente di Tecniche e regole della cybersecurity presso l’Università di Napoli Suor Orsola Benincasa.

Insieme per colmare il gap

Ascoltando le dichiarazioni lasciate alla stampa subito dopo la conferenza è evidente che il Comitato non ha ancora svolto alcun tipo di lavoro preliminare né organizzativo ma traspare un’unità di intenti. “Non ci siamo ancora riuniti né organizzati – ha dichiarato Carrozza – ma già il fatto che ci sia il Comitato è un grandissimo successo. Credo che l’Italia possa essere tra i protagonisti“. Più specifico è il divulgatore tecnologico Marco Camisani Calzolari: “Magari non diventeremo leader, nessun paese oggi ha la forza per stare dietro ai big americani, tuttavia non necessariamente bisogna costruire i motori, a volte si possono costruire anche le carrozzerie“.

Incrociando le voci dei componenti del Comitato con quella del sottosegretario Butti, diventa palese che l’iniziativa nasce dall’esigenza di colmare un gap di cui i governanti sono attualmente molto consapevoli. L’Italia rappresenta il fanalino di coda (tra i paesi più industrializzati d’Europa) nell’utilizzo delle nuove tecnologie. Solo fino a qualche anno fa il tessuto aziendale e industriale era drammaticamente indietro anche solo nella digitalizzazione di base. Nel confronto globale dei ricavi complessivi del mercato AI, in cui spadroneggiano gli Stati Uniti coprendo il 36%, seguiti dalla Cina con il 12%, l’Italia non va oltre il 2% (il resto dei paesi europei non sono granché più performativi, la Germania ad esempio si attesta sul 4%).

C’è poi l’esigenza di equilibrare le influenze private nelle decisioni pubbliche. Con sempre maggiore pressione il mondo sente che, più che normare l’AI, occorre normale le relazioni tra gli Stati e le big tech produttrici di AI. Iniziative come questo comitato vanno nella direzione di osservare l’evoluzione di queste dinamiche e permettere a chi governa di prendere le migliori decisioni di volta in volta.

L’acceleratore italiano

Nonostante la perplessità e le ironie dell’opinione pubblica alla notizia della nomina di Giuliano Amato alla Commissione Algoritmi (dedicata alle applicazioni dell’intelligenza artificiale nel mercato editoriale, con un peso specifico molto ridimensionato rispetto all’inizio e quasi scomparsa dai radar), con le sue scelte l’Italia si sta dimostrando abbastanza lungimirante nell’intercettare le esigenze del settore generativo.

Come già sottolineato più volte dal premier Meloni, l’Italia aspira ad assumere un ruolo di primo piano in ambito AI, un riferimento se non globale perlomeno europeo. Stando alle sue dichiarazioni, il paese è pronto a sostenere le startup di tecnologia d’avanguardia e le interazioni pubbliche della premier con Elon Musk sembrerebbero provare la sua determinazione nell’approfondire il tema.

Al Governo manca una linea comune sull’intelligenza artificiale?

Alcuni organismi del paese paiono orientati già verso l’impostazione di esaltare il progresso generativo mirano a creare centri aggregativi di eccellenza in tal senso. Si pensi a Torino, dove si costituirà il principale polo AI italiano o a Genova, che già una capitale del tech e delle nanotecnologie. L’Italia assumerà la guida del G7 del 2024 e l’AI sarà in tema principale.

Ma il governo ha ancora da lavorare e forse deve preoccuparsi di impostare una linea unita sul tema prima di risultare del tutto credibile. Oggi l’impressione è che esistano effettivamente dei nuclei di consapevolezza ma che manchi la visione di insieme, ossia che l’AI deve essere integrato nella gestione del paese in un’ottica il più possibile olistica.

Non vanno nella corretta direzione, per esempio, le recenti dichiarazioni del Ministro all’Istruzione Valditara, che ha sottolineato la necessità per i giovani di avvicinarsi ai libri cartacei perché “un libro, ancora più in questa società dominata dell’intelligenza artificiale, è uno strumento fondamentale”. La visione passatista che contrappone la lettura “di una volta” alle metodologie di fruizione odierne (peraltro da parte del ministro dell’Istruzione, uno dei campi più delicati in tal senso) non è un segnale incoraggiante.

Il comitato, forse, può fare da organo ispiratore anche per risolvere queste mancanze.


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