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Chi è Sam Altman, il genio contraddittorio dell’AI

Sam Altman sul palco del Bloomberg Technology Summit, giugno '23

La difficile settimana in cui è rimbalzata la notizia del licenziamento di Sam Altman da parte del consiglio di amministrazione di OpenAI (seguita a distanza di qualche giorno da quella della sua riammissione tra tutti gli onori) ha in qualche modo sporcato l’aura idilliaca di un’azienda lanciata verso l’olimpo delle big tech di ogni epoca. La startup, fortemente sovvenzionata negli anni da Microsoft, è stata rivoluzionaria nell’accendere la miccia dell’AI generativa e da fuori, proprio nel suo anno d’oro, non erano visibili i giochi di potere al suo interno. Ma Sam Altman, il CEO pugnalato alle spalle e rinnegato dalla sua azienda per soli cinque giorni… chi è?

Ragazzo prodigio

Nato il 22 aprile 1985 da una famiglia ebraica di St. Louis, nel Missouri (USA), Altman fu quello che si può definire un bambino prodigio. A 8 anni è già un programmatore esperto e in adolescenza la sua dedizione alla tecnologia è totale. Dopo il liceo studia informatica alla Stanford University ma abbandona la facoltà nel 2005, a 19 anni, senza conseguire la laurea (una caratteristica molto diffusa tra le personalità di spicco della Silicon Valley).

Nello stesso anno Altman co-fonda Loopt, un’applicazione mobile di social networking basata sulla geolocalizzazione, di cui diviene anche CEO. La società fa in tempo a raccogliere più di 30 milioni di dollari di capitale di rischio ma non riuscirà, nel 2012, a sfuggire dal fallimento. Sarà successivamente acquisita dalla Green Dot Corporation per 43,4 milioni di dollari. L’esperienza presso la Loopt contribuisce a rafforzare il nome di Altman come esperto in tecnologia e innovazione nel mondo delle startup, tanto che già nel 2008 la rivista Businessweek lo segnala come “Best Young Entrepreneurs in Technology”.

Un talento per le startup

A fronte di una nomea eccezionale, nel 2011 entra in Y Combinator, una delle incubatrici di startup più rinomate al mondo. In quella posizione contribuisce a guidare e sostenere molte startup di successo come Dropbox, Reddit, Airbnb, dando loro accesso a risorse, mentori e finanziamenti. L’istinto utopico di Altman lo porta in quegli anni a immaginare l’incredibile progetto di un reddito universale di base finanziato da operatori privati. In quel periodo Altman è convinto che quell’opzione rappresenti il futuro, in uno scenario in cui il mondo risulterà talmente tecnologicizzato da non avere più bisogno del lavoro. Solo un preludio alla fascinazione per gli aspetti etici e sociale dell’intelligenza artificiale che concretizzerà più avanti.

Nel febbraio 2014 viene nominato presidente dell’acceleratore dal suo co-fondatore Paul Graham e porta la valutazione totale delle società Y Combinator a superare i 65 miliardi di dollari.

L’inizio di OpenAI

Nel 2015 la rivista Forbes nomina Altman miglior investitore under 30. Nello stesso anno Sam dà vita insieme a Elon Musk a quello che sarebbe diventato il più grande successo della sua carriera imprenditoriale: la società OpenAI. L’obiettivo del progetto (inizialmente impostato come no-profit, poi integrato con un distaccamento for-profit nel 2019) è quello di promuovere e sviluppare un’intelligenza artificiale “amichevole” e governabile in modo che l’umanità possa trarne beneficio. Nel 2015 è una visione ancora vicina alla fantascienza, ma già dall’anno successivo, grazie al supporto di diversi investitori tra cui Microsoft, iniziano a emergere prototipi e versioni beta dei primi modelli linguistici generativi. Nel 2019 Musk lascia OpenAI per conflitto di interessi con la sua Tesla e Altman diventa la personalità di spicco della società.

Rivoluzione generativa

Nel novembre 2022 OpenAI lancia ChatGPT, chatbot strutturato attorno ad un innovativo modello AI che attira l’attenzione mondiale per la sua perfetta, per quanto ancora limitata, imitazione del linguaggio umano. In pochissimi mesi se non settimane Altman diventa l’ultimo rappresentante della “famiglia reale” di personalità dell’imprenditoria tech americana e guadagna un posto d’onore nell’universo commerciale dell’intelligenza artificiale.

Nel mezzo di un mercato, quello digitale di matrice californiana oramai dominato dai social network (che dopo più di un decennio proiettano sugli utenti un diffuso spirito di disillusione), ChatGPT riporta la tecnologia al centro del dibattito pubblico scatenando una nuova corsa all’oro che coinvolge tutti gli operatori e incuriosisce (se non galvanizza) gli utenti. Più serioso e meditativo di Zuckerberg, molto meno imprevedibile di Musk, Sam Altman, appena trentottenne, viene eletto dall’opinione nuovo guru tech, perfetto a prendere il testimone di una tradizione iniziata da Steve Jobs.

Tra ideali e contraddizioni

Altman diventa anche l’ultimo tra i big della silicon valley a incarnare una serie di paradossali contraddizioni, che insospettiscono e insieme affascinano il pubblico. Schierato per i diritti degli animali, alleva vitelli nel tempo libero nella proprietà della San Francisco Valley in cui vive con il compagno Oliver Mulherin; pur CEO di una grande società, rifiuta stipendi da capogiro ma coordina progetti che valgono quanto il PIL di una piccola nazione.

Il suo approccio apparentemente contraddittorio si riflette anche sull’impianto di OpenAI: l’azienda cerca di far convivere un approccio di ricerca etica dell’intelligenza artificiale per favorire la sicurezza per l’umanità con un approccio concorrenziale che intende costruire attorno all’AI un sistema di business. I detrattori insinuano che è come se Altman intendesse arginare qualcosa che ha creato lui stesso.

Le idi di novembre

Il 17 novembre 2023 Altman viene licenziato, senza nessuna avvisaglia pubblica, dal ruolo di CEO di OpenAI. Ѐ estromesso dal CDA e la carica di amministratore delegato viene ceduta ad interim alla chief technology officer Mira Murati e poi al fondatore di Twitch Emmett Shear. Ѐ l’inizio di una piccola saga degna di un legal thriller, in cui i nemici si scoprono amici a suon di tweet, di lettere pubbliche e di colpi di scena.

A poche ore dalla cacciata, il CEO di Microsoft Satya Nadella offre ad Altman un distaccamento di Microsoft dedicato all’intelligenza artificiale da gestire in totale autonomia. Dopo pochi giorni la quasi totalità dei dipendenti di OpenAI (in tutto più di 770 persone), compresi coloro che parevano gli orchestratori del “complotto”, si espongono pubblicamente per riavere indietro il loro capo, minacciando di fronte al CDA dimissioni di massa.

Il 22 novembre, proprio nel giorno in cui viene annunciata l’integrazione in ChatGPT della funzione vocale gratuita, viene annunciato il grande ritorno nell’azienda di Altman, da CEO, dopo cinque giorni di misterioso caos.

La settimana incendiaria ha dettato qualche ombra sull’invincibilità di OpenAI, un’azienda caratterizzata da una struttura inusuale che pur avendo favorito la riammissione del suo CEO mantiene un equilibrio precario.

Ѐ facile però intravedere almeno a grandi linee il futuro di Altman. Sembra proprio che, indipendentemente dalla compagnia che lo ospiterà in futuro, Sam Altman quest’anno è arrivato per restare.


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