Un approfondimento pubblicato su Bloomberg ha gettato nuova luce sui probabili piani di Apple rivolti all’immediato futuro: per incorporare l’AI in tutti i suoi prodotti verranno stanziati un miliardo di dollari all’anno.
E a sorpresa, in vista della sera di Halloween, l’azienda ha annunciato per il prossimo 30 ottobre (l’ora italiana è il 31 ottobre all’una di notte) un evento in diretta streaming di nome Scary Fast. Le indiscrezioni dicono che dovrebbe essere dedicato ai nuovi Mac, ma non è detto che non sia compresa anche qualche ‘anticipazione generativa’.
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L’assenza come strategia
Apple si è mantenuta per buona parte dell’ultimo anno in una posizione relativamente defilata sull’AI; per diversi mesi non era nemmeno chiaro se volesse o meno partecipare allo sviluppo del settore in tempi brevi. Più i competitor lanciavano prodotti sul mercato, più l’azienda si mostrava refrattaria alla competizione. Aveva anche spiccato vistosamente la sua assenza nella costituzione del chiacchierato Frontier Model Forum e durante il meeting alla Casa Bianca a tema AI dello scorso 21 luglio. Affermare però che per tutto questo tempo il gruppo abbia sottovalutato l’importanza dell’intelligenza artificiale è un errore: l’atteggiamento distaccato e attendista di Apple è certamente stata una strategia.
Il suo interesse nei confronti del mercato è parso poco più vivace dopo l’estate.
Nei primi giorni di settembre era infatti filtrata la notizia di cifre giornaliere vorticose impiegate per l’AI. Secondo analisti ed esperti, l’azienda sentiva le pressioni degli investitori: a giugno il lancio di Apple Vision Pro al posto di qualche grande progetto di AI generativa (come quelli di Microsoft o Google) aveva creato una delusione così grande da portare Tim Cook a concentrare tutte le risorse economiche sull’intelligenza artificiale prima del previsto.
La rincorsa
In parte l’attesa di Apple è dipesa dalla consapevolezza di non essere allineata alla concorrenza sulla ricerca e sviluppo AI; i risultati erano ritenuti ancora insufficienti. Probabilmente Apple ha approfittato della sua attesa per prendere la ricorsa e spiccare il balzo. E pensare che Apple stessa fu tra le aziende che per prime intuirono le potenzialità dell’AI: quattro anni fa il capo dell’intelligenza artificiale dell’azienda, John Giannandrea, aveva costituito un team di circa 16 persone per svilupparne il filone all’interno della compagnia. Forse era un po’ troppo in anticipo sui tempi per una tecnologia che non era ancora pronta a dimostrare il suo potenziale e che infatti portò allo stop del progetto. Quello stesso team, però, è attivo ancora oggi.
L’idea dirompente
L’azienda non ha presentato al pubblico nessun chatbot come ChatGPT di OpenAI o Bard di Google. Per quanto sembri esistere un tool già sviluppato con quella finalità (internamente i dipendenti dell’azienda lo chiamano AppleGPT), l’obbiettivo di Apple non sembra essere esattamente quello di gareggiare nel semplice lancio di strumenti simili.
Piuttosto, la sua intenzione è certamente quella di integrare quella tipologia di funzioni direttamente all’interno dei propri device. In questo senso l’indiscrezione che vorrebbe OpenAI al lavoro su un proprio Smartphone iper-innovativo basato sull’AI potrebbe essere un ulteriore incentivo all’accelerazione di Apple.
Il mondo lo sa, una delle preoccupazioni principali del colosso di Cupertino è presentare innovazioni che siano in grado di sbalordire gli utenti. È per questo che probabilmente gli sforzi si concentreranno sull’integrazione dell’AI all’interno di Siri. C’è ragione di scommettere che la missione dell’azienda è di superare in corsa l’Alexa di Amazon lasciando il mondo a bocca aperta con un assistente vocale che sia in grado di replicare in tutto e per tutto una conversazione (se non una relazione) umana.
Qualunque sia il progetto AI sulla quale Apple sta lavorando, il suo impatto sarà con ogni probabilità dirompente.