Anche Harvard Law alla scoperta dell’AI

Anche Harvard Law alla scoperta dell’AI

L’Università di Harvard ha lanciato un’iniziativa per aiutare studenti e professionisti a comprendere e plasmare le opportunità offerte dall’AI nel mondo del diritto.

I temi trattati all’interno dell’articolo

La nascita di IAIL

Il 17 luglio, la Harvard Law School e il Berkman Klein Center for Internet and Society, centro di ricerca di Harvard dedicato allo studio del cyberspazio, hanno annunciato la nascita dell’Initiative on Artificial Intelligence and the Law (IAIL).

Il progetto si configura come una sorta di osservatorio che proporrà di esplorare tutte le possibilità delle nuove tecnologie per il settore legale: il potenziale di ottimizzazione dei servizi, il futuro della privacy dei dati, lo studio di temi come la discriminazione o disinformazione.

IAIL, riporta il comunicato stampa ufficiale, sponsorizzerà inoltre nuove pubblicazioni di docenti e studenti e strutturerà relazioni preliminari e conferenze.

Le dichiarazioni

Cass Sunstein, fondatore e direttore del Programma di economia comportamentale e politica pubblica presso la Harvard Law School e professore universitario di Robert Walmsley, ha rilasciato delle dichiarazioni alla testata di settore Legaltech News.

“Dato che il Berkman Klein Center ha una grande esperienza in materia di AI e algoritmi – spiega Sunstein – e data la varietà delle persone a Harvard, c’è una grande opportunità di indagare sull’uso dell’AI e dei modelli linguistici di grandi dimensioni per avvocati e giudici”.

Oltre che da Sunstein stesso, l’IAIL sarà diretto dal professore di diritto ed economia Oren Bar-Gill, da William J. Friedman e Alicia Townsend Friedman. Avrà sede presso il Berkman Klein Center e sarà inoltre supervisionato da un comitato consultivo della Facoltà di legge.

Uno dei primi prodotti dell’iniziativa sarà con ogni probabilità un libro che espanderà un documento di ricerca di Bar-Gill e Sunstein sugli algoritmi e la protezione dei consumatori.

“Questo testo sarà la base per il lavoro degli altri membri di Harvard – ha proseguito Sunstain – ci permetterà di capire se ci è sfuggito qualcosa, se c’è un’applicazione che non abbiamo colto o se ci sono rischi per gli investitori di cui non ci siamo ancora accorti”.

“Speriamo che il concetto di danno algoritmico si diffonda negli ambienti legali”.

C’è grande attesa poi per l’organizzazione delle prime conferenze accademiche con esperti provenienti da think tank e aziende tecnologiche. “Il numero di persone che lavoreranno in relazione all’iniziativa sarà alto perché la gamma di competenze nell’area di Boston è molto elevata e lo diventa ogni giorno di più”.

Sunstain poi considera inevitabile la collaborazione con enti degli USA o di altri Paesi, primo fra tutti il MIT di Boston.

Un settore pronto?

Harvard Law non è il primo operatore del settore legale a dedicare risorse alla formazione degli studenti sull’AI e sulle sue applicazioni e impatti nel mercato.

Nel mese di giugno Spellbook, una piattaforma per la redazione e la negoziazione di contratti alimentata dall’AI generativa, ha annunciato la nascita del suo AI Access Program, progetto educativo gratuito aperto a docenti e studenti di legge di tutto il mondo. Già in occasione del lancio si sono iscritte al programma sei scuole di legge da tutto il mondo.

Da citare, poi, la serie IMPACT Executive Education creata dalla Northwestern University Pritzker School of Law e la McCormick School of Engineering, iniziata ad aprile. Il progetto mira ad aiutare i dirigenti degli studi legali, gli avvocati e altri professionisti del settore legale a comprendere e sfruttare al meglio le tecnologie computazionali dei servizi legali.

Insomma, dal fermento universitario del settore sembra che l’universo legale si stia dimostrando pronto a fronteggiare le sfide digitali della nuova era.


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