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AI 4 Italy: uno studio sull’intelligenza artificiale in Italia

AI 4 Italy: uno studio sull’intelligenza artificiale in Italia

AI 4 italy

TEHA/Microsoft (screenshot)

Microsoft Italia e il gruppo professionale The European House – Ambrosetti (TEHA) hanno unito le rispettive risorse e visioni per produrre uno studio sugli impatti che l’intelligenza artificiale generativa avrà sul tessuto lavorativo italiano; il risultato è un paper di nome AI 4 Italy.

La struttura dello studio

Lo studio è stato presentato il 1° settembre durante il Forum di Cernobbio di TEHA. All’incontro erano presenti anche l’amministratore delegato di Microsoft Italia, Vincenzo Esposito, e il direttore scientifico dell’Istituto Italiano di Tecnologia, Giorgio Metta, uno degli advisor del progetto. L’estemporaneo osservatorio costituito dalle due realtà ha analizzato i presupposti tecnologici, i tessuti industriali e le implicazioni etico-sociali.

Il progetto è stato strutturato in fasi molto precise. TEHA ha raccolto numerosi dati attraverso un’attività di dialogo con alcuni stakeholder selezionati, tra cui 100 diverse aziende. È in quella fase che sono state individuate le opportunità e le implicazioni dell’AI. I dati raccolti hanno dato inizio a un vero e proprio censimento: con il supporto delle realtà interpellate sono stati individuati tutti i casi d’uso aziendali dell’intelligenza artificiale. Sono emerse 23 diverse tipologie di use case distribuite su 5 diversi settori economici e 8 tipologie di processi aziendali.

Le parole chiave dell’innovazione

In un articolo dettagliato pubblicato sul sito di Microsoft Italia, il team ha riportato le conclusioni più importanti. Il supporto che l’AI darà nei vari ambiti produttivi e lavorativi è contenuto in precise parole chiave:

  • L’invecchiamento della popolazione. L’avvento dell’intelligenza artificiale generativa potrà andare a supportare il mercato del lavoro per far fronte ai 3,7 milioni di occupati che saranno persi entro il 2040 per via della crescita della terza età in Italia. Le nuove tecnologie consentiranno di mantenere invariato lo stesso livello di benessere economico.
  • Trasversalità. La grande rivoluzione AI risiede nel fatto che questa nuova tecnologia è capillare e applicabile a ogni settore. Allo stato attuale, i settori finanziario, manifatturiero e sanitario sono i mercati apparentemente più al centro di questa riconfigurazione. Ma è solo l’inizio: ogni processo aziendale, dalla progettazione alla supply chain, ne sarà interessato.
  • Aumento della produttività. Si stima che l’avvento dell’AI generativa possa portare la produttività italiana ad aumentare del 18% il PIL annuo. Si genereranno fino a 312 miliardi di euro di valore aggiunto annuo, liberando al tempo stesso circa 5,4 miliardi di ore.
  • Responsabilità. L’evoluzione dell’AI va guidata: lo studio sottolinea l’importanza di mantenere il timone su trasparenza, affidabilità, sicurezza ed equità.
  • Digitalizzazione. È alla base della diffusione dell’AI generativa e rappresenta forse lo scoglio maggiore. La digitalizzazione delle piccole e medie imprese non è ancora opportunamente sviluppata così come non lo sono le competenze necessarie. Secondo la stima, sono circa 113mila le pmi che necessitano di un’accelerazione in questo ambito. E il problema è ancora più radicato: in Italia, mancherebbero 3,7 milioni di occupati con competenze digitali di base e sarebbero necessari 137mila iscritti in più a corsi di laurea ICT.

Per assicurare una corretta diffusione delle nuove tecnologie AI, le aziende devono inoltre rafforzare la cultura in ambiti di sicurezza e la difesa della privacy.

“Un treno che non si può perdere”

Lo studio sottolinea come un’impresa su due abbia già provato a integrare soluzioni AI in processi come il reperimento di informazioni e l’assistenza virtuale. Il 70% di queste imprese dichiara di aver ottenuto vantaggi

C’è ancora molto lavoro da fare: cogliere le opportunità dell’intelligenza artificiale generativa è una prerogativa indispensabile per mantenere alta la competitività internazionale e non agevolare questo moto significherebbe mettere l’Italia in difficoltà.

Valerio De Molli, managing partner & CEO di TEHA, lo ha definito un “treno tecnologico che l’Italia non può perdere”.

Per sfruttarne tutte le potenzialità – ha dichiarato – è necessario stimolare la digitalizzazione delle imprese e delle pubbliche amministrazioni e, soprattutto, diffondere competenze digitali di base e avanzate nel Paese. L’AI generativa è infatti solo il vertice della piramide tecnologica della digital transformation. Per coglierne tutti i benefici, è necessario lavorare sugli abilitatori fondamentali: le competenze digitali dei lavoratori e la trasformazione digitale delle aziende”.

L’advisor Giorgio Metta ha poi sottolineato l’importanza di investimenti energici e tempestivi.

“È punto chiave che l’Italia cambi marcia fin da subito sugli investimenti in ricerca, formazione e innovazione, stimolando la creazione di un ecosistema pubblico-privato in grado di colmare il gap con competizione internazionale, ora più agguerrita che mai”.

Microsoft supporta l’Italia

L’amministratore delegato di Microsoft Italia, Vincenzo Esposito, ha poi commentato dando una lettura più sociologica dell’avvento generativo.

“L’impatto dell’AI e i benefici che è in grado di generare non hanno precedenti rispetto alle rivoluzioni digitali fino ad ora conosciute, come l’avvento del browser o dei cellulari. Siamo di fronte a un fenomeno senza pari, che contribuirà a migliorare il mondo in cui viviamo. Crediamo che l’AI sarà un copilota di tanti aspetti della nostra vita: un amplificatore del lavoro delle persone e delle aziende, capace di liberare tempo da attività di routine, aumentare la creatività e dare spazio a nuovi scenari di crescita, innovazione e ingegno umano, senza trascurare gli aspetti etici e un necessario senso di responsabilità condivisa”. 

Microsoft pare determinata a sostenere l’Italia nella diffusione dell’AI. Riprova del suo interesse è l’attivazione di AI L.A.B., un programma nazionale per supportare le imprese, il mondo accademico e quello della pubblica amministrazione a individuare gli scenari strategici di innovazione in ambito AI.

In generale, sembra essere tempo di bilanci per gli analisti e gli osservatori AI: di recente anche l’International Labour Organization, che fa capo alle Nazioni Unite, ha realizzato uno studio sugli effetti che l’intelligenza artificiale avrà sulla quantità e sulla qualità del lavoro. 


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