Ormai è un cliché, sempre più spesso si ama sottolineare come le opere di fantascienza abbiano previsto molte delle tematiche che ci troviamo ad affrontare oggi; abbiamo selezionato dunque 10 tra i film più significativi sull’intelligenza artificiale.
Conoscere questi film non è solo un passatempo. Come sottolineano spesso molti osservatori delle dinamiche della Silicon Valley, programmatori e sviluppatori americani (e non solo) sono cresciuti come ‘nerd’, con il vero e proprio mito degli scenari fantascientifici raccontati da film e serie TV. È altamente probabile che alcune delle intuizioni contenute in queste opere abbiano non solo previsto il futuro, ma in qualche modo suggerito e influenzato manifestando un’influenza attiva su quelli che oggi sono gli attori del tech, i programmatori dei nostri software o i CEO delle aziende che conosciamo.
Fin da quello che è considerato il primo film di fantascienza (il muto Viaggio nella Luna del 1902, del regista francese Georges Méliès), l’evoluzione cinematografica del genere ha assunto una tale quantità di sfumature che riassumerle tutte risulta quasi impossibile.
I temi trattati all’interno dell’articolo
La fantascienza nei decenni
Ogni decennio ha contribuito a modellare il genere della fantascienza cinematografica attraverso la lente dei temi e delle preoccupazioni predominanti dell’epoca.
Negli anni sessanta, a coinvolgere gli autori è soprattutto la componente visiva degli scenari futuri e i temi esistenziali legati alla tecnologia emergono solo marginalmente. Spesso, nello stile di Star Trek, l’interazione di umanità e tecnologia è vista con discreta positività.
Nel decennio successivo, iniziano ad apparire film più cinici e distopici, cresce l’enfasi attorno alla critica sociale e politica e la fantascienza diventa uno spunto per riflettere su questioni contemporanee. Negli anni ottanta, con l’evoluzione degli effetti speciali, l’industria cinematografica si concentra spesso sull’aspetto entertainment della fantascienza. È con gli anni novanta che si assiste a un’espansione delle tematiche emotive. Cresce l’immaginario cyberpunk e si affrontano le sfide etiche nelle loro sfumature.
La fantascienza degli ultimi vent’anni si spinge ancora più oltre. Con la globalizzazione e l’avanzare di nuovi rapporti tra persone e aziende tech, i film iniziano a esplorare temi di sorveglianza, controllo e disparità sociale, fino ad arrivare alla connessione emotiva e alla definizione dell’identità.
A.I. – Intelligenza Artificiale (2001)
Tratto da un racconto di Brian Aldiss, A.I. – Intelligenza Artificiale è un’esplorazione emotiva dentro le sfumature dell’identità e dell’accettazione in un mondo dominato dalla tecnologia.
Il film presenta uno spaccato su come l’AI potrebbe affrontare eventuali sentimenti ed emozioni, ricalcando le eterne domande esistenziali della nostra specie. L’approccio di Spielberg equilibra il lato tecnologico con il lato umano, portando gli spettatori ad interrogarsi su un macrotema in particolare: quanto di ciò che rende umana una persona può essere replicato o condiviso con le macchine?
Questa sorta di Pinocchio in digitale all’uscita non fu ben accolto dalla critica e non si trasformò del Blockbuster sperato dai suoi creatori. Oggi è un film che riteniamo debba essere recuperato.
Blade Runner (1982)
Basato sul romanzo di Philip K. Dick, il celebre noir distopico di Ridley Scott racconta una storia ambientata in un Los Angeles futuristica e scura. Un cacciatore di replicanti, androidi artificiali simili agli umani, viene incaricato di trovare un gruppo di fuggitivi. Sarà l’inizio di un viaggio inquietante.
Una sensazione di paranoia pervade l’intera pellicola. È una visione della società in cui le corporazioni prosperano opprimendo la popolazione, la polizia è onnipresente e i megaschermi della pubblicità spuntano a ogni angolo della strada.
Blade Runner è una rappresentazione iconica delle implicazioni dell’AI e delle domande sull’essenza umana. La trama sfida gli spettatori a considerare cosa ci rende davvero umani e in cosa consiste davvero il nostro senso di empatia e di compassione. Attraverso la sua combinazione di atmosfera futuristica e profondi interrogativi filosofici, il film influenzò notevolmente il modo in cui la cultura popolare avrebbe affrontato il tema dell’AI da lì in poi.
Io, Robot (2004)
Alla sua uscita, il film di lex Proyas tratto dall’omonima antologia di Isaac Asimov, fu piuttosto sottovalutato da pubblico e critica. A distanza di tempo invece, è una delle opere che con più chiarezza porta sul grande schermo le applicazioni delle tre leggi della robotica dello scrittore statunitense.
Oltre a esplorare questo classico tema, il film è uno spaccato sulle sfide legate all’autonomia delle macchine e solleva domande sull’equilibrio della sicurezza umana. L’avvincente storia con al centro il detective Del Spooner interpretato da Will Smith mette in discussione il confine tra l’AI come strumento e l’AI come entità autonoma. Gli spunti di riflessione del film su come le decisioni etiche possano influenzare l’evoluzione della tecnologia risultano ancora oggi molto attuali.
Johnny Mnemonic (1995)
Cyberpunk, tecnologia avanzata e controllo delle informazioni sono gli elementi alla base di questo adattamento del racconto di William Gibson. Ambientato in un futuro distopico, il film segue Johnny, un corriere con un’interfaccia di memoria cerebrale impiantata nel cervello mentre viaggia attraverso una rete di informazioni per trasportare dati preziosi. Finirà al centro di un conflitto tra organizzazioni criminali e aziende multinazionali per il controllo delle informazioni.
Anche questo film presenta una visione futuristica in cui il confine tra uomo e macchina è labile. Sebbene non abbia ottenuto un grande successo di critica, il film è noto per il suo stile visivo vivace e la creazione di un mondo iperconnesso e tecnologicamente invasivo.
Per essere realizzato nel 1995, ha il pregio di cogliere senza dubbio l’importanza del controllo dei flussi di dati nella società futura.
Matrix (1999)
Il capolavoro dei fratelli Wachowski il cui titolo è addirittura entrato nel linguaggio comune per riferirsi ad una società pervasivamente e tossicamente invasa e controllata dai computer. Chi oggi vuole sottolineare le minacce rappresentate dall’AI fa sempre riferimento a questo film, che più che una racconto è un piccolo trattato di filosofia.
Nel mondo del futuro gli umani sono tenuti in uno stato di sonno artificiale da una simulazione virtuale, mentre le loro menti alimentano macchine intelligenti. Un hacker di nome Neo scopre la verità e si unisce a una resistenza umana per combattere il controllo delle macchine e liberare l’umanità dalla prigionia virtuale. Grazie ad una costruzione narrativa magistrale, la grande capacità del film è quella di far addirittura dubitare lo stesso spettatore della sua stessa realtà. La sua miscela di azione, dialoghi profondi e estetica distintiva lo ha reso un punto di riferimento nella rappresentazione cinematografica dell’AI e dell’interazione uomo-macchina.
Her (2013)
Nel futuro, il solitario Theodore si innamora di un sistema operativo dotato di un’AI avanzata, che si presenta con la voce di una donna di nome Samantha. La loro relazione cresce in profondità e complessità, al punto che Theodore si ritrova ad affrontare la sfida di innamorarsi di questa entità non fisica e non reale, sollevando domande sulla natura dell’amore, dell’intimità e della connessione umana.
Il film che più di ogni altro ha esplorato l’intreccio dei sentimenti nell’interazione tra l’uomo e la macchina, con una prospettiva unica e a tratti grottesca. Più di tutto, sono i temi della solitudine e dell’alienazioni nell’era digitale a dominare il mood del racconto, che si muove all’interno della rappresentazione di una società evitante.
Terminator (1984)
Uno dei capisaldi della fantascienza per la generazione nata durante gli anni sessanta, alla quale appartengono molti dei programmatori che hanno contribuito a creare Internet e la nostra società digitale. Il film è il primo di una saga fortunatissima (ad oggi conta in tutto sei titoli e una serie), ma risulta ancora oggi il più deflagrante.
Un cyborg assassino noto come Terminator viene inviato indietro nel tempo da un futuro dominato dalle macchine per uccidere Sarah Connor, la madre del futuro leader della resistenza umana. Un soldato umano di nome Kyle Reese lo segue per proteggerla.
Anticipando Matrix (ma non intercettandone ancora l’intensa vibrazione filosofica) la pellicola affronta la paura dell’AI che supera il controllo e ribalta i rapporti di potere. Esplora anche le implicazioni dell’AI militare e del viaggio nel tempo, mettendo in scena la tensione tra il desiderio di avanzamento nella tecnologia e la paura delle sue conseguenze oscure.
L’uomo Bicentenario (1999)
Basato come Io, Robot su una storia di Isaac Asimov, il film segue la storia di Andrew, un robot domestico programmato per servire umani, che nel corso dei decenni sviluppa gradualmente la propria personalità, i propri desideri e le proprie aspirazioni. La sua ricerca di individualità lo porterà a cercare il riconoscimento come persona umana, attraversando i secoli e influenzando le vite delle persone che incontrerà lungo il percorso.
Un film che esplora la bizzarra ma interessante prospettiva in cui una macchina richiede status e diritti umani in un mondo del tutto accostabile al nostro. Da molti considerato una rappresentazione fantascientifica di serie B, il film ha però il pregio di raccontare una società basata sulla robotica con un piglio ottimistico e non catastrofico a differenza di molti altri titoli.
Minority Report (2002)
Diretto da Steven Spielberg e basato su un racconto di Philip K. Dick, il film è ambientato in un futuro in cui la polizia usa una precognizione per prevenire i crimini. Il capo del Dipartimento di Prevenzione dei Crimini, John Anderton scopre che è destinato a commettere un omicidio e si impegna a dimostrare la sua innocenza mentre sfugge alla legge.
È un film significativo nell’evoluzione della fantascienza, se non altro per via dello sforzo che fece Spielberg per immaginare un 2054 distopico ma al tempo stesso credibile (per riuscirci convocò un gruppo di futurologi che comprendeva esperti del MIT, del dipartimento di ricerca biomedica alla difesa, di software e di realtà virtuale).
Per quanto alcuni elementi oggi appaiano un po’ ingenui, il risultato è un film che esplora temi di libero arbitrio, privacy e potenzialità negative della tecnologia con un notevole gusto per il dettaglio. Una riflessione provocatoria sul bilanciamento tra sicurezza e libertà.
2001: Odissea nello Spazio (1968)
Un misterioso monolite alieno sembra influenzare lo sviluppo dell’umanità in questo capolavoro di Stanley Kubrick e caposaldo del genere fantascientifico del 1968.
Dalla prima celebre scena preistorica fino all’iconico viaggio nell’ignoto finale il film esplora il rapporto tra l’umanità e la tecnologia sfidando lo spettatore a riflettere sulla natura dell’intelligenza, della coscienza e dell’evoluzione umana.
L’uso della musica classica e le immagini iconiche contribuiscono a creare un’esperienza cinematografica unica e suggestiva. Ancora oggi continua a ispirare discussioni e interpretazioni su temi profondi, rendendolo un punto di riferimento per l’esplorazione delle potenzialità offerte dall’AI.
L’interazione tra i protagonisti e con il computer HAL 9000 a bordo della nave spaziale Discovery One segna uno spartiacque nella narrazione del rapporto dell’umanità con i computer, squarciando quel velo di ottimismo futuristico che aveva caratterizzato la fantascienza degli anni sessanta fino a quel momento. L’inizio del futuro, in ogni senso.